Le chat dell'orrore con gli abusi sessuali sui figli

Le indagini hanno portato agli arresti in tutta Italia. Indagata anche una madre che era a conoscenza di quanto avveniva ma non ha fatto nulla per fermare il marito

Le chat dell'orrore con gli abusi sessuali sui figli

Su Telegram, nota piattaforma di messaggistica, era stata creata una chat segreta di un gruppo chiuso chiamato “Famiglie da abusi”, sulla quale gli utenti, si scambiavano foto e video che coinvolgevano i componenti delle loro famiglie, compresi i figli, realizzati anche attraverso lo sfruttamento sessuale di minori e ritraenti sia atti sessuali che momenti intimi catturati di nascosto. Cinque i padri che sono stati arrestati dagli agenti della polizia Postale, al termine di una indagine. I cinque sono finiti in manette con l’accusa di possesso e divulgazione di materiale pedopornografico. Foto e video mostravano le piccole vittime mentre subivano atti osceni e, in alcuni casi, erano ripresi di nascosto in momenti intimi.

Il gruppo chiuso su Instagram

Gli arresti sono scattati a Roma, Bologna, Milano, Napoli e Catania. L'indagine, che è stata coordinata dal servizio Polizia Postale e delle comunicazioni attraverso il Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online, è partita dal Lazio per poi espandersi in altre regioni italiane ed è stata resa possibile dal monitoraggio social e dall'attività della polizia internazionale, che ha intercettato la prima immagine illegale. Secondo quanto emerso, la prima perquisizione è stata eseguita a Roma, a casa di un uomo di 40 anni, lavoratore saltuario, fermato in flagranza di reato perché trovato in possesso di un ingente quantitativo di materiale pedopornografico. Durante la perquisizione sono stati confiscati computer e dispositivi elettronici. Centinaia le immagini e i video di natura pedopornografica requisiti, riguardanti anche la figlia minorenne dell’uomo. In quella occasione è emersa per la prima volta l'esistenza del gruppo segreto. Grazie ad approfondimenti investigativi gli agenti hanno capito che i file incriminati erano anche stati divulgati all’esterno della chat, con chiare indicazioni su come approcciare un ragazzino. Tra i destinatari dei file anche un pizzaiolo di Anzio denunciato poi dagli inquirenti.

Le vittime erano i figli minorenni

Dal telefono del primo fermato, il 40enne, gli agenti della Postale, coordinati dal pubblico ministero Eugenio Albamonte, sono risaliti alla chat su Telegram e agli altri utenti coinvolti nel traffico illegale. Tra questi un imprenditore edile bolognese di 45 anni, che aveva condiviso con gli altri un video da lui stesso prodotto che ritraeva il figlio minorenne mentre era vittima di abusi. Anche il 45enne è stato arrestato su richiesta della procura di Bologna. A quel punto gli investigatori, proseguendo con le indagini, sono riusciti ad arrivare a una terza persona, questa volta un dipendente del Comune di Napoli, denunciato anche lui a piede libero perché trovato in possesso di materiale pedopornografico. Quarto fermato un bresciano. All’interno del suo computer e del suo cellulare sono stati rinvenuti video e immagini pedopornografici. Tra l’altro, l’uomo è anche coinvolto in un’altra inchiesta avviata in Canada, dove l’accusa nei suoi confronti è di violenza sessuale in danno della figlia.

La moglie sapeva e non è intervenuta

La Postale di Roma è inoltre riuscita a identificare e ad arrestare un altro soggetto, un 50enne siciliano, che era in contatto con il primo fermato. Secondo quanto emerso i due avrebbero parlato in chat di abusi su minori e si sarebbero anche scambiati file con contenuti illegali. In questo caso le accuse sono ancora più pesanti: l'uomo violentava la figlia e condivideva le registrazioni dei loro rapporti sessuali con gli altri pedofili. Nei suoi confronti procede la Procura di Messina, subentrata per competenza giurisdizionale alla luce delle risultanze investigative. Anche la moglie risulterebbe indagata, in quanto sembra fosse a conoscenza delle violenze ma non sarebbe intervenuta per farle terminare. Nei confronti della donna è stata emessa la misura cautelare dell'allontanamento dalla casa coniugale e del divieto di avvicinamento alla figlia minorenne, vittima del marito.

L’ultimo membro del gruppo fermato è un 30enne napoletano. Nella sua abitazione, nel corso della perquisizione eseguita nei suoi confronti dai poliziotti del Compartimento di Napoli e di quello di Bologna, sarebbero stati trovati circa 200 file pedopornografici.

Anche lui condivideva con gli altri della chat immagini riguardanti momenti intimi della vita in famiglia. Il giovane è stato quindi arrestato per detenzione di ingente quantitativo di materiale pedopornografico e associato in carcere a disposizione dell'Autorità Giudiziaria di Napoli.

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