In quasi 50 anni migliaia di famiglie delle case popolari di Palermo non hanno mai pagato le bollette dell’acqua, spesso nemmeno gli affitti. E adesso l’Ente che se ne occupa, l’Istituto autonomo case popolari di Palermo, versa in una situazione economica disastrosa: 61 milioni di euro di debiti e 86,3 milioni di crediti praticamente inesigibili. Lo svela l’allarmante relazione, riportata da il Sole24Ore, dello stesso Iacp del capoluogo, che è stata spedita dal direttore generale dell’istituto Vincenzo Pupillo e dal commissario straordinario Ferruccio Ferruggia a tutti i vertici dell’amministrazione siciliana: al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, al presidente della Regione Nello Musumeci, al Tar e alla Corte dei Conti.
Una richiesta d’aiuto nata dalla posizione di difetto in cui si trova l’Iacp nei confronti dell’Amap, l’azienda che gestisce il servizio idrico a Palermo, e che in forza di una condanna pretende il pagamento di 10 milioni di arretrati più 7 di interesse. Soldi che l’acp non ha.
Il debito si protrae dagli anni sessanta fino al 2014. Quasi 50 anni in cui non essendoci stati contatori nelle abitazioni popolari, i consumi di acqua per ogni edificio venivano fatturati all’Istituto che si premurava di pagare le bollette per poi addebitare ai rispettivi residenti gli importi da recuperare. "Ovviamente - si legge nella relazione - a parte le numerose contestazioni, il progressivo incremento di assegnatari morosi anche del canone o di occupanti abusivi ha condotto nel tempo l’Istituto a non poter far fronte con risorse proprie al pagamento delle fatture Amap e a far lievitare il debito a cifre non sostenibili".
Nel rapporto, il direttore generale Pupillo solleva diverse perplessità, a partire dalle attribuzioni all’Iacp di responsabilità che dovrebbero essere a carico di inquilini abusivi, scelti dall’amministrazione comunale o residenti in alloggi di proprietà di Enti disciolti. Ma nodo ancora più cruciale è stata la mancata sospensione delle forniture d’acqua di fronte alle bollette non pagate per interi decenni: “Circostanza che ha indotto l’Istituto a maturare l’ingente debito unitamente alla circostanza che nei diversi processi giudiziari l’Istituto non si sia mai costituito in giudizio genera più di un dubbio in ordine alla trasparenza della vicenda; ulteriormente alimentato dalla sospesa e infine abbandonata transazione avviata nel 2004 tra l’Istituto, il Comune e l’Amap”, si legge nella relazione.
Al quadro disastrato si aggiunge anche il mancato incasso di parte degli affitti che ha portato oggi a un accumulo di più di 86 milioni di residui attivi “cumulati per prolungata morosità di assegnatari (70,838 milioni) e di
occupanti abusivi in corso di regolarizzazione (15,529 milioni)”. Crediti definiti di dubbia esigibilità, dato che nei decenni non sono mai stati incassati e che appaiono oggi, a maggior ragione, difficilmente recuperabili.
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