Proprio ieri ha annunciato l’addio alle ripetute incursioni in tivù, nella veste di disturbatore, per festeggiare la revoca dei domiciliari con il braccialetto elettronico in un processo che lo vede imputato di induzione alla prostituzione minorile e pornografia minorile. Tuttavia, Gabriele Paolini rischia di dover fare i conti, ancora per lungo tempo, con il suo passato burrascoso.
La procura di Roma lo accusa stavolta di violenza sessuale aggravata, oltre che di interruzione di pubblico servizio, per aver costretto un giornalista del Tg1, impegnato in una diretta televisiva da piazza San Giovanni e quindi impossibilitato a sottrarsi alle molestie, a "subire atti sessuali" consistiti nel ripetuto palpeggiamento del fondoschiena. La vicenda, scaturita dalla denuncia alla polizia dello stesso cronista, risale al 16 ottobre del 2011 e fa riferimento all’edizione del telegiornale delle 20.
Secondo l’accusa, una volta accostatosi al giornalista, Paolini avrebbe prima inveito contro il direttore della Rai, poi avrebbe fatto il segno delle corna, così da costringere la redazione a interrompere tempestivamente il
collegamento.Il gup Anna Maria Gavoni, che deve pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio sollecitata dal pm Francesco Scavo, ha aggiornato l’udienza preliminare al 10 novembre prossimo per l’esame del filmato Rai.
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