La parabola di Giggino il ballista sbugiardato persino dalla mamma

La parabola di Giggino il ballista sbugiardato persino dalla mamma

«Giggino 'o pallista». Potrebbe essere il titolo di questa storia che ha tutti i colori di una sceneggiata napoletana. Con rispetto parlando per i partenopei, s'intende. C'è un giovane signorino che, baciato dalla fortuna - come in un improbabile film di Totò -, scala la politica nazionale e vuole pure prendersi il governo. Ma il cursus honorum sfiora spesso il dishonorum. Perché il succitato signorino ha qualche problema con la geografia, la grammatica e pure con le balle. Ma a salvare lo scugnizzo accorre mammà che, dall'ombra del Vesuvio, lo difende a spada tratta.

Partiamo dall'inizio di questa pièce teatrale che, ahinoi, combacia con la vita politica. Di Maio ha recentemente giurato e spergiurato di aver conosciuto il «famigerato» professor Savona solo due settimane fa. Perché ora c'è bisogno di lisciare il pelo al Quirinale (dopo aver tentato di metterlo sotto accusa 48 ore prima: roba da lettino dello psichiatra) ed è meglio prendere un po' le distanze da quel vecchio ex ministro che ha fatto deragliare il governo gialloverde.

Ma chi di web ferisce di web perisce, così ieri in rete salta fuori un video del 2016 nel quale lo stesso professore, parlando in pubblico, dice: «Io e Di Maio abbiamo avuto una lunga conversazione. Mi ha detto che vuole che l'Italia esca dall'euro e io gli ho detto: Io lo dico da anni». In un colpo solo vengono svelate due bugie: 1) Di Maio conosceva Savona - quantomeno telefonicamente - da due anni; 2) Nonostante la recente ostensione di europeismo, il progetto di una Italexit da anni ronzava nella sua testa. Balle che arrivano a pochi giorni di distanza dall'altra bugia, detta in diretta tv alla corte di Barbara D'Urso: «Ho presentato a Mattarella il nome di altre due persone per il ministero dell'Economia: Borghi e Bagnai». Cavolo, sembra una notizia. Invece no. Manco per sbaglio. Non fanno nemmeno in tempo a scorrere due réclame che la D'Urso si trova costretta a leggere la smentita di nientepopodimenoche Mattarella. Niente, nemmeno quella storia era vera: non ha mai portato al Colle il nome dei due economisti in quota Lega.

Ma il colpo di teatro arriva ora. Perché, proprio nel giorno in cui viene svelata l'ultima bugia di Giggino, sua madre, in un'intervista a Oggi, ci annuncia ufficialmente che «Luigi non sa dire bugie». Eh, siamo d'accordo anche noi, visto che viene puntualmente sgamato.

Ogni scarrafone è bello a mamma soja, recita l'adagio. E qui non si viene meno al copione. Fa sorridere che la mamma, facendo giustamente la mamma (e che, ultima gemma del copione, è anche una stimata insegnante e preside) dica che il figlio è cresciuto in una famiglia dove la consecutio temporum è di casa». Riportiamo i famosi tre tentativi di tweet del capo politico grillino. Primo tentativo: «Se c'è rischio che soggetti spiano massime istituzioni». Mmm, no.

Secondo tentativo: «Se c'è rischio che le massime istituzioni dello Stato venissero spiate». Ultimo disperato tentativo: «Se c'è il rischio che due soggetti spiassero».

Senza dubbio il congiuntivo è di casa dai Di Maio, ma probabilmente è proprio lì che Giggino se lo è dimenticato.

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