"Penoso", "Si vergogni". Scoppia la rissa in studio

Calenda attacca il giornalista russo: "Molto penoso vedere la Russia in mano a gente come lei, è un propagandista". La replica di Solovyev: "Non conosce la storia, si vergogni"

"Penoso", "Si vergogni". Scoppia la rissa in studio

Scintille e animi surriscaldati nel corso dell'ultima puntata di Non è l'arena, programma in onda la domenica sera su La7, che ha trattato la guerra in Ucraina e i relativi sviluppi degli ultimi giorni. Al centro della discussione anche il ruolo dell'informazione, che rientra tra le vittime della guerra e che spesso diventa arma di propaganda per portare la narrazione verso un solo fronte. Ed è proprio questo l'argomento che ha fatto scatenare la bagarre in studio, tra ospiti evidentemente divisi nel merito della questione.

Una stoccata iniziale è arrivata da parte di Carlo Calenda che, dopo essere stato interrotto, ha lanciato una frecciatina all'indirizzo di Vladimir Solovyev: "Non siamo in Russia...". Per il giornalista russo è stata l'occasione per applaudire ironicamente e sottolineare i precedenti politici di Calenda: "Bravo, bravo. Lei non è in Russia, però mi sembra che qualche tempo fa amava la Russia e adesso no". Il leader di Azione non ha smentito l'apprezzamento verso la Russia, ma allo stesso tempo ha giudicato "molto penoso" il fatto di "vederla in mano a gente come lei".

Per Calenda dunque il problema è proprio questo, nella speranza che venga risolto non attraverso l'utilizzo delle armi ma grazie ai cittadini russi. "Non ti agitare, come si dice a Roma", ha detto il leader di Azione al giornalista russo. Che nel frattempo stava replicando alle accuse in maniera piuttosto animata: "Gente che non conosce niente della nostra storia...". A quel punto Vladimir Solovyev ha provato a incalzare Calenda, chiedendogli l'anno in cui il Mar d'Azov è diventato ucraino.

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Calenda non ha risposto direttamente alla domanda, ma ha proseguito il suo discorso facendo notare che l'Ucraina "per un lungo periodo è stata polacca". Tuttavia le parole del leader di Azione hanno innescato la reazione del giornalista russo, che senza pensarci due volte ha risposto così al suo interlocutore: "Ma quale polacca! Cosa sta dicendo? Non ha neanche un goccio di conoscenza della storia russa. Si vergogni, veramente".

In precedenza Carlo Calenda si era scagliato duramente contro il giornalista russo Solovyev, considerato uno dei più fedeli e vicini a Vladimir Putin: "Credo che sia un propagandista, che esercita la sua propaganda facendo una

sceneggiata da giornalista". Il leader di Azione ha sottolineato che la propaganda è da considerarsi una vera e propria arma da guerra, motivo per cui ritiene giusto "sanzionare chi fa propaganda di guerra".

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