Piacenza, i carabinieri arrestati furono premiati per la lotta alla droga

La stazione Levante ricevette un encomio solenne per i risultati conseguiti nel contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti

Piacenza, i carabinieri arrestati furono premiati per la lotta alla droga

Caserma sotto sequestro e 10 carabinieri indagati: proseguono le indagini della procura piacentina sulla "caserma degli orrori", per cui sono stati arrestati sei militari. Sono accusati a vario titolo di peculato, abuso d'ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio, lesioni personali aggravate, arresto illegale, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata, tortura, estorsione, truffa ai danni dello Stato, ricettazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Eppure due anni fa la stazione Levante di Piacenza ricevette un encomio solenne.

Infatti nel giugno del 2018 a Bologna, nel corso dell'annuale cerimonia per gli allora 204 anni della Fondazione dell'Arma, il comandante della Legione Emilia-Romagna attribuì una particolare menzione ai componenti della stazione in questione "per essersi distinti per il ragguardevole impegno operativo ed istituzionale e per i risultati conseguiti soprattutto nell'attività di contrasto al fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti". La caserma Levante fu inoltre citata, insieme ad altre stazioni del territorio regionale, per essersi particolarmente distinata "nell'espletamento del servizio istituzionale rappresentando un punto di riferimento costante e certo per le rispettive cittadinanze con particolare riguardo alle fasce deboli".

L'inchiesta prosegue

L'intento dell'inchiesta non è solo quello di verificare omissioni o responsabilità nella catena di comando, ma anche quello di cercare ulteriori elementi probatori sui presunti illeciti. Per rafforzare il quadro accusatorio si ricorrerà allo scandagliamento dei cassetti e dei locali della stazione. L'inchiesta, coordinata dal procuratore capo di Piacenza Grazia Pradella, contesta ai carabinieri - in lacrime al momento dell'arresto - di aver messo in piedi un giro di arresti illegali, spaccio di droga, pestaggi ed estorsioni a fini economici e per aumentare il proprio prestigio. Pare che pure il sesso fosse una vera e propria ossessione, visto che un ex informatore della squadra - nel racconto che dà il via alle indagini - oltre a parlare ai magistrati di festini hard con una transessuale brasiliana, è uscito allo scoperto su "una ragazza ucraina o russa tossica che quando è in astinenza si rivolge a Montella che la fa andare in caserma e gli dà la droga dietro prestazioni sessuali".

Oggi verrà interrogato Giuseppe Montella che, per la procura, era la vera mente criminale: il leader del gruppetto di Piacenza aveva conti con 6 banche, alle Poste e con 3 società (di intermediazione finanziaria, cambiavalute e gestione di risparmi).

Per quale motivo l'appuntato nascondeva buona parte del suo tesoretto nella cassaforte della caserma di via Caccialupo? Il gip scrive che la scelta di custodire i contanti in caserma piuttosto che in casa "era dettata dal timore di subire furti, ed era comunque meglio che in banca, dove tutti avrebbero potuto apprendere le sue disponibilità economiche". Ora si vuole capire se si sono verificati ulteriori abusi di potere e arresti ai danni di uomini e donne. "Dobbiamo sapere se ci sono degli innocenti in carcere".

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