"Drogata e soffocata dal trio diabolico". Sono le conclusioni a cui è giunta la procura sull'omicidio di Laura Ziliani, la vigilessa uccisa a Temù, nel Bresciano, l'8 maggio del 2021 e rinvenuta cadavere sulle sponde del fiume Oglio due mesi dopo il delitto. Nell'avviso di chiusura delle indagini il sostituto procuratore di Brescia, Caty Bressanelli, contesta in concorso i reati di omicidio volontario (con l'aggravante della premeditazione) e occultamento di cadavere alle due figlie della 56enne, Silvia e Paola Zani, e al fidanzato della maggiore (Silvia) nonché amante della minore (Paola), Mirto Milani.
L'autopsia
Uccisa e "drogata" con i barbiturici. A fissare un punto fermo sulle circostanze del decesso di Laura Ziliani è l'esito degli esami tossicologici. Stando a quanto riporta Il Giorno, la vigilessa sarebbe stata stordita e narcotizzata con bromazepam e delorazepam (benzodiazepine con proprietà ipnotiche e miorilassanti). Il dato emerge dalla relazione medico-legale stilata dal professor Andrea Verzelletti, incaricato dalla procura, secondo cui i suddetti farmaci avrebbero prodotto "sonnolenza, torpore, ridotta capacità di movimento e in generale di reagire a insulti lesivi esterni". Suddette sostanze "assai difficilmente sono in grado da per sé soli di portare alla morte un soggetto", chiarisce l'esperto a margine del referto. Sul corpo senza vita della 56enne non sono stati riscontrati né contusioni né ferite di altro genere. Tale circostanza avvalora l'ipotesi del soffocamento. Dunque Laura sarebbe morta per "asfissia meccanica" prodotta verosimilmente con un cuscino o un sacchetto di plastica.
Il quadro accusatorio
Per gli inquirenti non ci sono dubbi sulla colpevolezza del "trio diabolico". Secondo la ricostruzione della procura i tre indagati - le due figlie della vittima e il fidanzato della maggiore - avrebbero agito in concorso e con l'aggravante della premeditazione. Laura sarebbe stata uccisa nella notte tra il 7 e l'8 maggio nella stanza al piano inferiore della sua abitazione di Temù. Successivamente il corpo sarebbe stato trasportato e sotterrato in un argine dell'Oglio. Due mesi dopo, l'8 agosto, una piena del fiume ha restituito il cadavere. Quanto al movente sottendente il delitto non vi è dubbio di alcuna sorta per gli investigatori: il "trio" avrebbe ordito il piano criminale per accaparrarsi il patrimonio (a quanto pare cospicuo) della vittima.
Gli indagati, reclusi in carcere dallo scorso 24 settembre, continuano ad avvalersi della facoltà di non rispondere. A fronte dell'avviso di conclusione delle indagini, è molto probabile che saranno tutti rinviati a giudizio prima dell'estate.
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