Venerdì scorso, sull'edificio noto come "Pirellone", sede del Consiglio Regionale della Lombardia, campeggiava la scritta "Family day". Un chiaro segnale di solidarietà alla manifestazione pro-famiglia che si terrà il 30 gennaio a Roma.
La scritta è stata realizzata lasciando accese solo le luci del diciottesimo piano del grattacielo, dove si trovano gli uffici della maggioranza. Stando a Repubblica, la scelta di accendere solo alcuni piani, è stata fatta per evitare il boicottaggio del centrosinistra. Immediate le polemiche sul segnale lanciato dalla Regione, criticata dall'Arcigay e dall'opposizione: "Spiacevole il fatto che la Regione partecipi a una manifestazione non a favore, ma contro qualcuno", ha detto Gabriele Piazzoni, segretario nazionale dell'Arcigay.
La scritta si riferisce alla manifestazione che si terrà il 30 gennaio, in difesa della famiglia tradizionale e contro il ddl Cirinnà per il riconoscimento delle unioni civili in Italia. L'assessore regionale alla Cultura, Cristina Cappellini, una dei più strenui difensori della cosiddetta famiglia tradizionale, ha detto che il ddl Cirinnà è una legge subdola perché apre il campo alle adozioni da parte dei gay. Il governatore Roberto Maroni ha difeso la scelta di far partecipare ufficialmente la Regione al Family Day dicendo che si è mosso "nel solco della Costituzione".
Ancora una volta stupisce il doppiopesismo nel giudicare l'operato di una giunta: infatti
mentre quella di centrodestra non può esprimere solidarietà ad una manifestazione, quella di centrosinistra non solo manifesta apertamente il suo favoritismo per alcuni, ma lo fa, il più delle volte, sborsando soldi pubblici.
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