Non era certo la prima volta che Ndiaye Migui si avventava contro i poliziotti con tutta quella violenza. Il 29 marzo ne aveva già aggrediti altri, ma non si era tenuto alcun processo perché il pm ne aveva disposto telefonicamente la liberazione. E così ieri il 26enne senegalese se ne andava in giro per Torino e, quando si imbattuto in due agenti, gli ha urlato in faccia "Allah Akbar" per poi colpirli ripetutamente con una sbarra di ferro. Una violenza inaudita che, forse, si sarebbe potuta evitare. Anche perché l'immigrato africano aveva già a suo carico ben due provvedimenti di espulsione.
Dopo che Ndiaye Migui ha attaccato i due poliziotti, ferendone uno alla testa e l'altro alla mano, il sindaco di Torino Chiara Appendino ha subito espresso la vicinanza della Città augurando loro "una pronta guarigione". Lo stesso ha fatto la sinistra. Ma l'emergenza sicurezza che nel capoluogo piemontese è all'ordine del giorno è il frutto di politiche sbagliate operate proprio dalla sinistra e dai Cinque Stelle. Non è un caso, infatti, se ieri sempre a Torino hanno trovato una ragazza italiana che, dopo essere stata rinchiusa in uno scantinato da una donna di origini marocchine, è stata obbligata ad avere rapporti sessuali con due uomini e, poi, è stata usata come merce di scambio per la droga. Ecco: solo qualche ora dopo Ndiaye Migui ha dato di matto in via Cuneo, all'altezza di alcuni capannoni usati da una nota catena di supermercati come deposito. Ha urlato "Allah Akbar", l'esclamazione usata dai terroristi islamici prima di compiere un attentato; poi, brandendo una sbarra di ferro, si è fiondato contro due poliziotti, che si trovavano in zona, e li ha attaccati.
Ndiaye Migui non è nuovo alle forze dell'ordine. Viveva in una baracca che si era costruito in Barriera di Milano, non lontano dal posto dove ha attaccato i due agenti. Sino stati proprio alcuni dipendenti del supermercato a chiederne l'intervento quando si sono accorti del giaciglio di fortuna. A fine marzo l'immigrato aveva già aggredito altri poliziotti. In quell'occasione, come si legge nel verbale, il pm lo aveva subito liberato "pur non essendo riusciti a risalire all'identità e alla posizione giuridica del soggetto in questione". E lo aveva fatto con una semplice telefonata. Una decisione osteggiata anche dagli agenti che nel redigere il verbale avevano messo nero su bianco che riferivano quanto accaduto "per doverosa conoscenza". La decisione del magistrato di rimettere in libertà un soggetto come Ndiaye Migui ha così portato a un'altra giornata di violenze che avrebbero potuto essere evitate.
"Nelle ultime settimane c’è un crescendo di violenze che deve preoccupare tutti", lamenta il segretario nazionale del Siap, Pietro Di Lorenzo. "Non è accettabile in alcun modo che si conceda accoglienza e tutele a chi potrebbe uccidere un comune cittadino o un poliziotto - continua - e che si continui a permettere la permanenza in Italia a chi non ha titolo". Una volta che il senegalese è stato portato in Questura, è infatti venuto anche fuori che ha a suo carico due provvedimenti di espulsione, uno del questore di Cuneo e uno del questore di Torino. "Adesso - fanno sapere dal Viminale - è anche accusato di tentato omicidio".
"Il fatto - fa notare Di Lorenzo - è indice di una assoluta mancanza di timore e rispetto verso le forze di polizia". Anche durante i controlli in Questura, l'immigrato ha infatti provato ad attaccare il personale, che lo aveva in custodia, gridando, tra le altre cose, insulti contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
"Non ci sarà alcuna tolleranza per balordi e violenti che attaccano le forze dell’ordine", ha assicurato il ministro dell'Interno confermando il pugno duro per riportare la sicurezza e l'ordine nel Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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