Pompei, scavi chiusi per un'assemblea dei lavoratori

I turisti si sono trovati i cancelli chiusi per una protesta non preannunciata. Riaperti alle 10.30. Il ministro Franceschini: "Danno incalcolabile"

Pompei, scavi chiusi per un'assemblea dei lavoratori

Pensate ai turisti che arrivano dall'altra parte del mondo e si trovano i cancelli di uno scavo archeologico, il più famoso del mondo, chiusi. È successo (e non è la prima volta) a Pompei, dove stamani si è formata una fila di oltre duemila turisti, desiderosi di visitare gli scavi ma impossibilitati, causa protesta dei sindacati con relativa assemblea dei lavoratori. Per il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, la chiusura all’improvviso è un "danno incalcolabile". E aggiunge: "Chi fa così, fa del male ai sindacati, ai diritti dei lavoratori e soprattutto fa del male al proprio Paese".

La situazione poi si è risolta e il soprintendente di Pompei, Ercolano e Stabia, Massimo Osanna, ha aperto di persona i cancelli intorno alle 10.30, dopo aver contrattato singolarmente con i funzionari la garanzia della custodia delle Domus. Gli addetti hanno accettato di lavorare a costi inferiori rispetto alle maestranze della Scabec (società della Regione Campania) a cui sarebbero state affidate le aperture straordinarie notturne. "Lavoreranno di sera a costi inferiori e terranno aperte anche più domus di quelle assicurate dalla Scabec", ha spiegato il rappresentante sindacale aziendale della Cisl, Antonio Pepe. "La nostra sarà una protesta al contrario, anziché restare chiusi lavoreremo di più e pagati di meno. Vediamo se così il Mibact ci darà ascolto".

Il soprintendente ha sottolineato che "la chiusura dei cancelli è stata un colpo basso". E ha definito il gesto "un comportamento irrispettoso nei confronti di centinaia di turisti non responsabili ed estranei a vicende interne all’amministrazione".

La polemica immediatamente diventa politica. La deputata e responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini, scrive su Twitter: "Scavi #Pompei chiusi all’improvviso per assemblea. Disagi per i visitatori. #turismo tracolla. Anziché averne cura lo maltrattiamo. #sveglia". E ancora: "Lasciare che file di turisti si radunino davanti ai cancelli chiusi di un sito archeologico che è tra le principali mete del nostro turismo, che immagine dà dell’Italia? Si fa un gran parlare del turismo come carburante della ripresa, ma se ne parla e basta. Perché poi i fatti dicono altro, tra prove di autolesionismo come quella di oggi, incuria, sindacalismo esasperato e mancanza di una visione strategica. L’Italia continua ad affidarsi solo alla sua bellezza, senza curarla, tutelarla e valorizzarla. Mentre il governo si limita ad osservare ciò che accade, come un semplice spettatore".

Pino Pisicchio, presidente del gruppo Misto alla Camera e componente della commissione Cultura, osserva che "l’Italia potrebbe vivere bene utilizzando al meglio le sue risorse culturali: quante volte l’abbiamo detto e sentito dire. Ma accade che, nel bel mezzo di luglio, le porte di uno dei siti archeologici più celebrati e visitati del mondo, Pompei, restino chiuse, per questioni sindacali. Ancora una volta, dopo il caso di Caserta, con l’inaccessibilità della reggia per analoghi motivi. Non è più accettabile che questo avvenga in Italia. Chiederò una commissione d’indagine parlamentare sulla tenuta e sul funzionamento dei beni culturali nel nostro paese, affinché chi deve venga a spiegare al parlamento i suoi comportamenti".

"Massimo rispetto per la tutela dei diritti dei lavoratori - dice Silvia Fregolent, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera - va trovato un punto d’incontro, ma è inaccettabile lasciare fuori i cancelli della città archeologica migliaia di turisti sotto il solleone: se vogliamo far ripartire la nostra economia serve più attenzione a non bloccare il sistema paese.

Ieri il Colosseo, oggi Pompei con file lunghe ed enormi disagi per i visitatori. Non può essere questo il messaggio da dare al resto del mondo della nostra bella Italia. Non è questo davvero il concetto di Made in Italy da esportare".

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