L'Italia può permettersi un nuovo lockdown? Le scuole potranno restare ancora chiuse? Quali potrebbero essere gli effetti dei continui e quotidiani allarmismi e catastrofismi? Sicuramente l'attenzione va tenuta ancora altissima, ma bisogna prendere coscienza del fatto che "con questo virus vivremo ancora a lungo, forse per sempre". Ecco perché Giorgio Palù, professore emerito di microbiologia e virologia dell'Università di Padova e già presidente della Società europea di virologia, invita a non drammatizzare di fronte alla curva dei contagi che ha ripreso livemente a salire: "Si è verificata una trasmissione da movida, da vacanza, da discoteca: ambienti chiusi e affollati. L'aria condizionata ha contribuito a diffondere con più facilità il virus". Attualmente nel nostro Paese ci sono tra i 65 e i 70 pazienti in rianimazione, numeri ben lontani dalle migliaia di casi che si sono registrati nella prima fase dell'emergenza. I nuovi contagi sono delle infezioni in larga misura asintomatiche, per le quali i ricoveri non sono necessari. La letalità è bassa, "anche se ci trasciniamo ancora le percentuali dei primi mesi".
Insomma, a suo giudizio per il momento non ci sono i presupposti per una seconda ondata. È il primo Coronavirus pandemico che conosciamo, ha trovato una popolazione totalmente scoperta: "Eppure posso dire che non c'è alcuna seconda ondata. Abbiamo avuto un picco, ma poi c'è stata una decrescita". Oggi siamo nella fase discendente, con oscillazioni giornaliere. Per parlare di un pericoloso ritorno del Covid-19, sostiene Palù, "dovremmo avere una risalita della curva importante, un picco superiore al primo". E dovremmo farci trovare pronti in tal caso: "Abbiamo imparato molto a livello clinico. Abbiamo imparato a prevenire la cosiddetta tempesta citochinica".
"Niente mascherine a scuola"
Stando all'ultimo monitoraggio settimanale dell'Istituto superiore di sanità, vi sono 1.374 focolai attivi, di cui 490 nuovi. Ce ne sono in Italia in cui la replicazione è esponenziale. Si stanno tracciando i contatti e si scoprono casi tutti i giorni: "Questo ci deve allarmare. Da un punto di vista virologico, analizzare la modalità di replicazione virale nei focolai è fondamentale". Il 14 settembre, a scanso di clamorosi equivoci, si ritornerà sui banchi di scuola. Ma sulla ripresa regna il caos: il governo e il ministro Lucia Azzolina hanno dimostrato di non essere in grado di fornire delle linee guida chiare su principi semplici. Secondo Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, le mascherine in classe non servono per i bambini tra i 6 e i 10 anni se viene rispettata la regola del distanziamento di almeno un metro: "La mascherina va data a chi la sa usare. Fino ai 10 anni, condivido la scelta di non imporla. In determinate condizioni, temerei più le complicanze che può provocare".
Effettivamente, se usata impropriamente, la mascherina può diventare veicolo di contagio: un bambino in classe per diverse ore si toccherà il naso, alzerà la mascherina e la appoggerà sul tavolo. Tuttavia a non convincere Miozzo, intervistato da La Verità, è anche la misurazione della temperatura a casa poiché non avrebbe alcun senso: "Le temperature dei ragazzi devono essere prese a scuola, tutte con lo stesso strumento".
Preoccupa pure la questione trasporti: mantenere il metro di distanza a scuola dopo aver permesso ai ragazzi di ammassarsi nei bus o nei treni è inutile. "Bisogna fare molta attenzione ai trasporti", avvertono gli esperti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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