Il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, Fratelli d'Italia, parlando ieri davanti alla commissione parlamentare di vigilanza fiscale ha equiparato l'evasione fiscale al terrorismo. Parole forti ed inequivocabili che hanno sorpreso non pochi anche tra i suoi alleati di governo. In effetti il termine «terrorismo» comprende anche «atti di sabotaggio che causano danno grave alla collettività» e in questo l'evasione è certamente un'arma potente e distruttiva «un macigno» lo ha definito Leo - tanto quanto un attentato. Immagino però che il vice ministro non intendesse che chiunque evada sia un terrorista, come non lo è chiunque protesti anche vivacemente contro lo Stato o adotti comportamenti di per sé violenti. L'etichetta «terrorista» si addice insomma a chi progetta, organizza e mette in atto coscientemente attentati e sabotaggi pur potendo scegliere altre strade per affermare la sua idea.
Certamente l'evasore totale compie un atto terroristico, sono d'accordo, ma non tutti quelli che si trovano nella condizione oggettiva di «evasori» possono essere definiti o considerati criminali, tantomeno terroristi. Per esempio chi presenta la denuncia dei redditi reali e poi non paga in tutto o in parte il conto non è certo uno che vuole sabotare lo Stato, semplicemente è uno che non è in grado di onorare il dovere di pagare le tasse su redditi che pure ha dichiarato per mille motivi tra i quali anche la loro esosità e in questo senso è un cittadino che va aiutato più che punito.
Se invece intendiamo che chiunque metta in atto sotterfugi per alleggerire in un modo o nell'altro il suo carico fiscale sia da etichettare come sovversivo certo si potrebbe dire che l'Italia, comunità con innata l'arte della furbizia, è un paese di terroristi seriali.
Ma allora mi permetto di dire che in questo caso il capo delle Brigate è lo Stato stesso che oltre ad avere spesso atteggiamenti vessatori in quanto a furbizie non rispettare gli impegni, dilazionare le scelte, intralciare i lavori non è meno dei suoi amministrati, evasori e non. Ci si potrebbe dichiarare prigionieri politici.
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