La polizia dovrà avere un mandato per poter intercettare, perquisire e ispezionare i cellulari delle persone che arresta. Lo ha stabilito all'unanimità la Corte suprema Usa, dando una risposta a un tema fondamentale sulla privacy nell'era digitale. I "saggi" della Corte all'unanimità hanno affermato che gli smartphone, i tablet o altri apparecchi elettronici non possono essere considerati, ai fini della perquisizione, come altri oggetti: portafogli, valigette da lavoro, zainetti o automobili. E se in questi ultimi casi gli agenti possono condurre un primo esame dopo averne fermato o arrestato il proprietario o chi li possiede, a caccia di eventuali prove di un reato e per assicurare che tali eventuali prove non vengano distrutte, nel caso delle nuove tecnologie la Corte ha deciso uno stop al controllo indiscriminato di numeri di telefono, sms, fotografie e quant'altro sia contenuto sui telefonini di ultima generazione e sui tablet. Secondo i giudici alle moderne tecnologie devono essere applicati gli stessi principi della tutela della privacy che hanno contraddistinto gli Stati Uniti sin dalla loro nascita. La Corte suprema ha così stabilito, in una delle più importanti sentenze sulla privacy nell'era digitale, che i cellulari devono essere protetti durante le indagini di routine. La Corte suprema per molto tempo aveva permesso indagini senza un mandato, sostenendo che fossero giustificate dalla necessità di proteggere la polizia e di evitare la distruzione delle prove. "I cellulari
538em;"> moderni non sono soltanto un'altra comodità tecnologica. Con tutto quello che contengono e con tutto quello che possono rivelare, custodiscono gli aspetti privati delle vite di molti americani", ha affermato il giudice repubblicano John Roberts.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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