L'immagine un uomo in simbiosi con il suo cane, mano sulla zampa - potrebbe intenerire, se l'uomo non fosse Adolf Hitler. Anche il testo che la accompagna mira a suscitare emozione, contro un'ingiustizia: «Vi hanno detto che sono stato un mostro per non farvi sapere che ho combattuto contro i veri mostri che oggi vi governano dominando il mondo». Dunque, secondo l'autore del tweet, il «povero Hitler» subisce una diffamazione (cosmica e ultradecennale), avendo perso una guerra salvifica contro chi tuttora domina l'umanità. Poiché il comunismo è stato sconfitto, e non risulta che Hitler si sia battuto contro il grande capitale, la conclusione inevitabile è che i «veri mostri» sono gli ebrei.
Ora, è vero che di idiozie se ne scrivono tante, soprattutto su internet. Ma è anche vero che l'istigazione all'odio razziale è un reato e che il razzismo è fondato su falsità pseudoscientifiche: invito a leggere, riguardo alle differenze fra i popoli, Armi, acciaio e malattie, di Jared Diamond (Einaudi), che ne spiega le cause storiche, non genetiche. Ma soprattutto il razzismo contro gli ebrei è intellettualmente ripugnante, proprio per motivi storici.
Pazienza (pochissima) se a manifestarlo è quella «sergente di Hitler» che a Padova sostiene quanto fosse confortevole Auschwitz, a suo dire dotato pure di piscine. Però l'autore del tweet in questione, e di altri simili, è il professor Emanuele Castrucci, che insegna filosofia del diritto e filosofia politica all'università di Siena.
Castrucci si appella alla «libertà di pensiero», che non si nega a nessuno. Diversa è la libertà di espressione di quel pensiero, se va contro le leggi, il buon senso, il buon gusto e nel caso di uno studioso senza dimostrazione di quanto sostiene. Che Castrucci si sia espresso «al di fuori della mia attività didattica», come argomenta, non cambia niente: l'immagine e il pensiero di un docente vanno oltre l'aula scolastica, e la contaminano. Né il professore può essere così stupido da credere oltre alle buone intenzioni di Hitler che le pagine social creino una distinzione fra vita pubblica e vita privata. Qualunque datore di lavoro, prima di un'assunzione, oltre al curriculum guarda anche la pagina Facebook di un candidato, spesso più utile a capire le sue caratteristiche.
Non conosco gli studi di Castrucci, però adesso c'è da chiedersi se li conoscesse chi gli ha dato la cattedra: se, com'è probabile, manifestasse
già certe idee, o se invece abbia scoperto in sé un coraggio leonino solo ora, a un passo dalla pensione. Che ci vada, dunque, in pensione, magari anticipata. Avrà più tempo per studiare e per giocare su Twitter.@GBGuerri
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