Ha rischiato davvero grosso una mamma lecchese di 50 anni che aveva proibito l'uso dello smartphone e del tablet alla figlia 15enne ritenendo che avesse sviluppato una dipendenza dal cellulare. Querelata dall'ex marito, nonché padre della ragazza, ora la donna dovrà svolgere 180 ore di lavori socialmente utili in un Comune della Brianza Lecchese. Per il giudice ci sarebbe stato un "abuso dei metodi correttivi" da parte del genitore.
La storia
Stando a quanto si apprende dalle pagine de Il Giorno, l'episodio risale a dicembre del 2018 quando la mamma decide di sottrarre alla figlia tutti i dispositivi (tablet e smartphone) connessi ai social. La ragazza va su tutte le furie: ne scaturisce un litigio violento tra le due. Al punto che la 15enne finisce al Pronto Soccorso dell'ospedale di Lecco con alcune contusioni. Informato della vicenda, il padre dell'adolescente sporge querela nei confronti dell'ex moglie. I carabinieri raccolgono tutte le informazioni necessarie a definire i contorni dell'accaduto e la 50enne finisce a processo.
La decisione del giudice
La 50enne, assistita dagli avvocati Maria Cristina Vergani e Roberta Succi rispettivamente del foro di Monza e Milano, non trova un accordo con l'ex marito, assistito dall'avvocato Nadia Invernizzi, che si è costituito parte civile nel processo. Dunque, l'ultima parola spetta al giudice del Tribunale monocratico Paolo Salvatore che, nella giornata di ieri, ha deciso di optare "sulla messa alla prova" infliggendo alla mamma 180 ore di lavori socialmente utili in un Comune della Brianza Lecchese. Nessuna condanna, invece, per "aver ripreso con metodi forti" - scrive Il Giorno - la figlia.
"Ho optato per questa scelta solo per evitare a mia figlia di essere chiamata a testimoniare in un procedimento che l'avrebbe vista contrapposta al padre", ha dichiarato la donna che ha già risarcito l'ex marito e la 15enne. "Ho voluto uscire velocemente da questa situazione", sono state le sue parole al termine dell'udienza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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