Quanto valgono l'economia criminale e quella sommersa in Italia

Secondo l'Istat le attività ilegali e il "sommerso economico" fruttano 208 miliardi all'anno, pari al 12,6% del Pil. Droga frutta 11,8 miliardi, la prostituzione 4 miliardi

Quanto valgono l'economia criminale e quella sommersa in Italia

Si parla spesso di criminalità e attività illegali. Ma a quanto amonta l'economia sommersa legata a questo mondo? Molto denato. Secondo l'Istat si parla di circa 208 miliardi di euro, pari al 12,6% del Pil. I dati si riferiscono al 2015. Il traffico di droga aumenta sempre di più nel nostro Paese. Il denaro movimentato dagli stupefacenti sale dagli 11,6 miliardi del 2014 ai 11,8 miliardi dell'anno successivo, pare a tre quarti del volume complessivo frutto di attività illegali (15,8 miliardi di euro).

La prostituzione produce invece crea un volume d’affari annuo da circa 4 miliardi. A tanto infatti ammonta la spesa per i consumi, secondo l’indagine dell’ Istat sull’economia non osservata. Il dato evidenzia come i servizi di prostituzione realizzino un valore aggiunto pari a 3,6 miliardi di euro (poco meno del 25% dell’insieme delle attività illegali). L’Istat spiega che in Italia c'è una "significativa produzione interna del servizio, che si ipotizza essere offerto da residenti (indipendentemente dalla nazionalità) e che quindi risulti non significativa la quota di importazione ed esportazione del servizio". Escludendo quindi tale voce, l’ammontare dei consumi definisce il volume d’affari mentre "il valore aggiunto viene determinato sottraendo alla produzione una quota di costi intermedi".

Le altre attività sommerse

Sono in calo le sotto-dichiarazioni al Fisco: passano da 100 miliardi a 93 miliardi.

Il "deliberato occultamento di una parte del reddito da parte delle imprese, attraverso dichiarazioni volutamente errate del fatturato e dei costi alle autorità fiscali" è maggiore nei servizi professionali (dove vale il 16,2% del valore aggiunto) e nei settori commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (12,8%) e costruzioni (12,3%). La restante parte è attribuibile per il 37,3% all'impiego di lavoro irregolare (35,6% nel 2014), per il 9,6% agli affitti in nero e per l'8,2% alle attività illegali.

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