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A Quartu in manette per corruzione funzionari comunali e vigili

Sei persone arrestate per corruzione e falso ideologico

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Un sistema criminale ben oliato, "paragonabile a quello di tangentopoli". Un "reato odioso se si pensa che consumato da persone con uno stipendio che litigavano per il pagamento delle commissioni". Lo ha detto stamani il dirigente della Squadra Mobile di Cagliari, Alfredo Fabbrocini, che insieme al funzionario della IV Sezione Massimo Imbimbo, ha illustrato i dettagli dell'operazione 'Paese d'Ombrè giunta come un terremoto sul Comune di Quartu Sant'Elena (Cagliari).

Indagine iniziata nel novembre 2015 e chiusa nell'aprile di quest'anno che oggi si è conclusa con l'arresto di 5 persone e una indagata per corruzione e falso ideologico. In carcere, su ordine del Gip Giampaolo Casula che ha firmato le richieste della misure cautelari del pm Enrico Lussu, sono finite 4 persone, Deborah Puddu, 46enne imprenditrice titolare della Corim.Pro.Srl di Quartu, Raimondo Pontis, 60 anni e Giovanni Argiolas, 52, entrambi agenti della polizia municipale di Quartu e due funzionari del Settore Edilizia privata dell'Ufficio tecnico Sergio Oriti Niosi, 60 anni, e ai domiciliari Franco Schirru, 50 anni.

Indagato, ma non raggiunto da misura cautelare il 59enne agente della municipale, GianPietro Budroni. Tutto ruotava, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, attorno alla Puddu, che 'vantavà amicizie in Comune per far ottenere ai titolari di una dozzina di appartamenti in via Messina e in via Salandra le concessioni edilizie e l'agibilità. Documenti che non sarebbero mai potuti essere rilasciati perché mai richiesti in tempo.

Ma la Puddu ci riusciva con la complicità dei due funzionati dell'Ufficio tecnico, che facevano sparire o comparire (a seconda della necessità) false certificazioni, e con quella dei vigili urbani, che non andavano a fare i sopralluoghi. Una sorta di 'confusione amministrativà ben congegnata in modo da ottenere le concessioni edilizie e gli atti necessari e che ha creato non pochi problemi agli stessi poliziotti che conducevano le indagini. "Tutta l'attività edilizia era totalmente fuori controllo consentendo agli autori dei reati di fare e disfare protetti dallo scudo del condono edilizio", ha scritto il Gip nell'ordinanza. Ad esempio in una palazzina costruita negli anni 60 con 6 appartamenti, c'era un solo contatore perché l'immobile non risultava frazionato. La donna aveva promesso ai condomini di ottenere l'abitabilità e di effettuare il frazionamento, diversamente Abbanoa, l'Ente erogatore del servizio idrico, non avrebbe allacciato i contatori ad ogni appartamento. In comune arrivavano i documenti che attestavano richieste di lavori da effettuare prima del 1987 venivano falsificati (uno addirittura porta la firma di un funzionario che all'epoca aveva solo 14 anni) o fatti sparire.

Ed era attorno al caos dell'Ufficio Tecnico del Comune che ruotava l'illecito. Approfittando di archivi disastrati, documenti perduti e soprattutto sul condono edilizio la Puddu riusciva comunque ad ottenere la documentazione edilizia con sanatorie inattuabili perché trascorsi i termini di legge. Il sistema era ben congegnato: l'imprenditrice dava i soldi a Pontis, che provvedeva a distribuirli ad Argiolas, il collega vigile urbano, e ai due funzionari dell'ufficio tecnico Oriti Niosi e Schirru.Uno dei due addirittura aveva la delega per ritirare gli atti dall'Ufficio tecnico a firma della stessa Puddu. Un altro addirittura eseguiva i disegni tecnici per la stessa Puddu.

Sono due gli episodi accertati dai poliziotti, ma è certo che il sistema funzionasse a pieno regime da tempo: il primo con una mazzetta di 2mila euro, il secondo da 6mila, ripartiti tra i funzionari dell'ufficio tecnico per il 70% e il restante ai vigili che ometteva nodi effettuare i controlli. Ora i cinque devono rispondere di corruzione e falso ideologico, ma l'inchiesta potrebbe riservare a breve nuove sorprese.

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