È morto travolto dalle onde Aurelio Visalli, il militare-eroe che, nella giornata di sabato 27 settembre, ha salvato la vita a due ragazzini in balia dei flutti dopo un tuffo dalla scogliera della ''puntitta'', nella Baia del Tono, a Milazzo. Il 40enne, secondo capo presso la Capitaneria di Porto Guardia di Milazzo è stato inghiottito dalle acque tumultuose e senza alcun appiglio a cui aggrapparsi per tentare di sfuggire alla burrasca.
Quelle onde alte sette metri
Spunta un video amatoriale su Facebook, postato da un testimone oculare della tragedia, che racconta gli ultimi, drammatici istanti del militare. Nel breve filmato, riproposto dal Corriere della Sera, s'intravede in lontananza il 40enne che prova a rinsavire da una traversa di schiuma bianca generata da un'onda anomala sopraggiunta alle sue spalle. In una manciata di minuti, davvero pochissimi, il militare ne è sopraffatto finendo per essere inghiottito irreparabilmente dalla acque. Altri due soccorritori provano ad allungargli un salvagente ma la furia del mare è tale da rispedirlo verso riva. Qualche secondo più tardi, il sottoufficiale della Capitaneria sparisce tra le corpose increspature. Sarà ritrovato il giorno successivo, a pochi passi dal bagnasciuga di Baia del Tono, proprio nel punto in cui ha dato prova del suo ultimo atto di coraggio da uomo ed eroe di altri tempi.
''Nessuno si è buttato''
A poche ore dalla tragedia, uno dei due ragazzini salvati dal militare ha editato un post Facebook (poi rimosso) in cui avrebbe sostenuto che nessuno si fosse tuffato in suo soccorso. Anzi, avrebbe persino negato l'episodio: ''Sono sano e salvo, - avrebbe scritto - mentre facevo il bagno col mio amico ci prende in pieno un'onda e ci trascina a largo. Nessuno si è buttato, quindi prima di dire che qualcuno è morto per salvare me...Cazz...''. Il post ha suscitato l'ira della rete che, all'unisono, si è scagliata contro l'adolescente. Per sedare la polemica è stato necessario l'intervento del sindaco di Milazzo, Gianni Formica: ''I ragazzi devono capire che non si scherza con il mare agitato che si è portato via tanta gente a Milazzo negli anni, però dico anche alla gente che adesso è inutile accanirsi contro i ragazzini. Adesso bisogna stringersi intorno alla famiglia di Aurelio Visalli e alla Capitaneria. Senza cercare necessariamente la polemica soprattutto con gli adolescenti, loro devono trovare il momento per elaborare quello che è accaduto''. ''Hanno percepito di avere rischiato la vita e penso che abbiano chiaro che una persona è morta nel tentativo di salvarli, e penso questo possa bastare – aggiunge il primo cittadino –. Quello che ho visto ieri e oggi sui social con insulti, minacce e auguri di cose terribili a quei due ragazzi non mi è piaciuto, anche se loro hanno sbagliato a scrivere qualcosa non è facendo lo stesso errore che si risolvono le questioni''.
Le indagini
La Procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha disposto l'autopsia sulla salma del sottuficiale della Capitaneria; gli esami autoptici verrano eseguiti domani mattina all'ospedale Fogliani di Milazzo. Intanto proseguono gli accertamenti degli investigatori per fissare anzitutto le dinamiche dell'accaduto e, nell'eventualità, stabilire poi se ci siano responsabilità altre nel presunto ritardo dei soccorsi: il fascicolo, per ora, è a carico di ignoti. Intanto, quest'oggi, è stata allestita la camera ardente presso la sala consiliare del comune di Milazzo per l'ultimo saluto al militare-eroe. La data dei funerali, annunciata per domani, potrebbe invece slittare di qualche giorno.
''Poteva essere salvato''
Lo sostiene Antonio Crea, cognato di Visalli, che denuncia un ritardo nei soccorsi. ''Mio cognato poteva essere salvato, ci sono responsabilità molto gravi per le dinamiche con le quali lo hanno costretto ad intervenire e responsabilità dei soccorsi assolutamente in ritardo e inefficaci. Faccio queste affermazioni forti - dichiara Crea a La Gazzetta del Sud - perché inizialmente a mio cognato e a due sue colleghi era stato vietato di intervenire con la motovedetta perché il mare non lo consentiva, poi gli è stato chiesto di intervenire da terra ma come potevano farlo senza attrezzatura, non avendo ne giubbotti di salvataggio, né salvagenti, mute, corde o altro? È stata una follia''. Poi prosegue: ''Avevano solo un piccolo salvagente con una cordicella per tirarla ai due giovani. - spiega - Mio cognato tra l’altro era motorista e sotto capo, sicuramente non era compito suo. Nel frattempo uno dei ragazzi è riuscito a tornare a riva mente l'altro attendeva aggrappato ad una boa. A questo punto mio cognato e gli altri due nonostante non avessero l'equipaggiamento adatto si sono gettati in mare in mutande togliendosi la divisa per salvarlo''.
''Ad un certo punto mio cognato è stato investito dalle onde e nessuno lo ha più visto - aggiunge ancora - Nessuno ha tentato di salvarlo nemmeno i suo i due colleghi perché il mare era troppo forte. E dalle 13 alle 19 prima che arrivasse l’elicottero nessuno lo ha cercato veramente. Lo hanno cercato con pochi mezzi, questo anche perché la Capitaneria di Milazzo non era dotata di una nave che potesse affrontare le onde e questo ritengo sia gravissimo, così come non concepisco che ai soccorritori è stato detto di cercarlo dalla spiaggia e a noi familiari non era stato detto nulla e lo abbiamo dovuto apprendere dalla stampa''.
Per il cognato di Aurelio Visalli ''ci sono molti punti oscuri in questa vicenda, su come si sono svolte le ricerche che ripeto sono iniziate troppo tardi, pretendiamo chiarezza. Ora ci hanno promesso i funerali di Stato ma noi vogliamo solo la verità''.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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