"Nulla da dichiarare": dall'ufficio del procuratore generale di Milano, Roberto Alfonso, si prende ancora tempo sulla decisione che incombe sulla vicenda processuale di Silvio Berlusconi, la riabilitazione decisa venerdì dal tribunale di sorveglianza. L'ordinanza del tribunale è sul tavolo di Alfonso da sabato mattina, e il procuratore ha ora quindici giorni di tempo per decidere se presentare ricorso contro il provvedimento, che comunque è già esecutivo.
Non è una scelta facile, perché in base alla legge ad esaminare il ricorso sarebbero gli stessi giudici che hanno accolto l'istanza del Cavaliere, e che non avrebbero motivo di rimangiarsi la decisione a meno che la Procura non presenti e elementi nuovi. Ma quali potrebbero essere questi elementi è difficile immaginarlo, visto che sui punti critici della vicenda (come l'esistenza di procedimenti penali in corso a carico di Berlusconi ) il tribunale ha già esaminato tutti gli atti disponibili, e ha concluso che non costituiscono un impedimento a concedere la riabilitazione. Per il resto, ovvero la buona condotta tenuta dal leader di Forza Italia successivamente alla condanna per i diritti TV, fanno testo le relazioni di servizio inviate al tribunale di sorveglianza dalle questure di Milano e Roma e dai carabinieri di Monza, che attestano l'assenza di qualunque controindicazione.
Fonti giudiziarie dicono che comunque la Procura generale intende utilizzare tutti i quindici giorni previsti dalla legge per valutare una scelta di cui si sottolinea la delicatezza. Se la Procura decidesse di non muoversi, il 27 maggio la riabilitazione di Berlusconi diventerebbe definitiva.
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