Lunedì riapre l'Italia, così ci dicono. Mancano quattro giorni ma ancora non si sa esattamente come e neppure quanta Italia. Le regole che si dovranno rispettare sono ancora confuse e, per quel poco che si capisce, in buona parte irrealizzabili. Possono scrivere tutti i decreti che vogliono, ma voglio proprio vedere se davvero si riuscirà a tenere i bambini distanziati in spiaggia, a non fare giocare a pallone gli adolescenti (ma anche gli adulti) o a calcetto, a tenere distanziati i giovani con gli ormoni «a palla» nelle lunghe sere d'estate. Voglio vedere chi sarà disposto a fare una fila di venti minuti per bere il caffè al bar, chi a prenotare una pizza con cinque giorni di anticipo e a mangiarla in dieci minuti perché poi tocca a un altro e così via.
La vita è o non è, soprattutto in Italia. Del resto non si capisce perché noi dovremmo riuscire a essere perfetti dopo che ha fallito Vittorio Colao, il super manager dei super manager, che avrebbe dovuto preparare una riapertura da far schiattare d'invidia la Germania, dopo che ha fallito quell'altro cervellone di Domenico Arcuri che aveva promesso mascherine per tutti, in sostanza dopo che ha fallito il governo intero che ancora oggi, a distanza di tre mesi, non è stato capace di proteggere i suoi cittadini con tamponi, test sierologici e app salvavita.
È un'apertura vigliacca quella ci aspetta, con lo sceriffo Conte che minaccia sanzioni invece di proteggere e aiutare. Quanti imprenditori potranno reggere senza veri aiuti economici fatturati che - rispettando le imposizioni - saranno più che dimezzati? Quanti datori di lavoro sono disposti a riaprire sapendo che saranno penalmente e civilmente responsabili di eventuali contagi sul posto di lavoro, visto che nessuno si è premurato di scudarli? Quanti cittadini disoccupati e lasciati senza cassa integrazione e sussidi avranno lo spirito di fare i bravi perché se no sono guai?
Se la chiusura è stata dura, la riapertura sarà drammatica.
La responsabilità di riaprire, come fu quella di chiudere, deve assumerla e supportare il governo, non lasciarla - come ormai appare chiaro - sulle spalle di imprese e famiglie mandate allo sbando dentro un quadro normativo incerto ed economico insufficiente. Essendo italiani, in qualche modo ci arrangeremo, come del resto sempre facciamo. Ma non è così che doveva andare.
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