L'Aquila, le tangenti per la ricostruzione passavano ​per una società di incontri

Agli arresti l'ex consigliere comunale Pierluigi Tancredi, delegato per la messa in sicurezza dei fabbricati del centro storico, e 4 imprenditori

L'Aquila, le tangenti per la ricostruzione passavano ​per una società di incontri

Perquisizioni, sequestri e arresti. Un altro terremoto giudiziario scuote L'Aquila sei anni dopo il sisma. Arresti, perquisizioni e sequestri sono stati coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia. Al centro dell'inchiesta, condotta dai carabinieri per la Tutela dell'ambiente in collaborazione con i colleghi del Raggruppamento operativo speciale ed il Comando provinciale, gli appalti per la ricostruzione della città abbruzzese dopo il sisma del 2009 e le tangenti che sarebbero state pagate per ottenerli.

Il sistema ricostruito dagli investigatori prevedeva che le mazzette passassero da un'agenzia matrimoniale, sotto forma di consulenza, del valore di 12mila euro pagati alla società di incontri gestita dalla moglie di un ex consigliere comunale, Pierluigi Tancredi, delegato per la messa in sicurezza dei fabbricati del centro storico.

Come riporta Repubblica.it lo stesso Tancredi avrebbe ottenuto dalle ditte coinvolte anche un contratto per "servizi" da 150 mila euro. Un gruzzoletto che, secondo gli inquirenti, serviva per ottenere gli appalti in piena emergenza, puntellare i palazzi lesionati, come la sede della prefettura, divenuta poi immagine simbolo del terremoto.

Gli imprenditori, dal canto loro, avrebbero fatturato a danno della casse pubbliche il 20 per cento di opere "inesistenti" e di materiale mai utilizzato.

Agli arresti domiciliari sono finiti, oltre a Tancredi, quattro imprenditori Mauro Pellegrini, Giancarlo Di Persio, Andrea e Maurizio Polisini. Tredici in tutto gli avvisi di garanzia emessi ale termine delle articolate indagini coordinate dal procuratore Fausto Cardella che, nel corso della conferenza stampa, ha spiegato che "le indagini sono state svolte da Ultimo, l'ufficiale dei carabinieri che arrestò Totò Riina".

Tancredi, tra l'altro, negli ultimi giorni, avrebbe iniziato a ricattare gli imprenditori. Altri soldi in cambio del silenzio, di mantenere il loro patto omertoso.

Qualche migliaia di euro, avrebbe detto, per sopperire a piccole esigenze. "Non ho i soldi nemmeno per la spesa", avrebbe ammesso davanti ai suoi presunti complici.

Presunti ricatti ed estorsioni a cui ha messo fine il maxi blitz condotto alle prime luci dell'alba di oggi.

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