La Capitale dell'ignoranza cancella la storia d'Italia

Due operai del nucleo Decoro Urbano coprono di vernice la scritta storica del Fronte Popolare del '48

La Capitale dell'ignoranza cancella la storia d'Italia

C omunque la giri, questa storia fa venire il mal di pancia, prima dal ridere. Immaginiamo la scena, con i due romani delle barzellette - Cecco e Nando - che in un'alba romana (dolce, tiepida, luminosa) arrivano alla Garbatella sul loro furgoncino pieno di attrezzi. Hanno già preso il caffè in uno dei primi bar aperti e si apprestano di buona lena al lavoro, mica è vero che i romani non hanno voglia di lavorare, è che sono sensibili alla noia.

«Fèrmete», dice Nando alla svolta di via Basilio Brollo (1648-1704), missionario in Cina giustamente ricordato come autore del primo dizionario latino-cinese. Scendono, con solventi, spazzoloni, vernici e pennelli. Sono due collaboratori del Nucleo decoro urbano (Ndc) del Comune di Roma, e il loro lavoro è ripulire le scritte sui muri, tutti i giorni a raschiare, spazzolare, riverniciare le scritte lisergiche dei writers e i più bonari Viva la f..., Laziali di m... e Romanisti di m... Nando e Cecco non ce l'hanno con i graffitari, sono quelli che procurano il lavoro, sempre meglio di recuperare auto, motocicli e biciclette abbandonati o - diociscampi - scovare piccole e fiorenti discariche abusive, altri doveri Ndc.

Certo, da quando il Comune di Roma ha lanciato la campagna Operazione Decoro, il lavoro è aumentato. Sollecitati dalle autorità, i cittadini chiamano per segnalare di tutto, anche le «scritte murarie e sull'arredo urbano con particolare riferimento a quelle razziste, xenofobe, omofobe, sessiste, che incitano alla violenza, che fanno apologia di fascismo e nazismo; segni e simboli riconducibili a ideologia fascista e nazista», recita l'appello comunale. Nessun cittadino ha chiamato Cecco e Nando per cancellare quella scritta in via Basilio Brollo, non è neanche razzista o nazista, ma che vada cancellata non c'è dubbio.

«Anvedi questi», dice Nando cominciando a raschiare le parole in rosso antico Vota Garibaldi, «stanno a pijà pel culo».

Il Nucleo decoro urbano ha il dovere di vedere e cancellare le scritte a vernice e spray nel territorio comunale, mica di leggere quelle stampate, incise, incorniciate. È così che Nando e Cecco non danno neppure un'occhiata alla piccola lapide lì sotto: spiega che nel 1948 Pci e Psi si presentarono alle elezioni con una lista unica, il Fronte democratico popolare, che aveva come simbolo il viso di Garibaldi.

Quella scritta è un pezzo di storia politica e sociale che si è salvata per 71 anni, e nel 2014 è stata addirittura restaurata e malprotetta dalla pioggia con una piccola pensilina.

I due non sono tenuti a saperlo, nel 1948 non erano neppure nati, e giustamente si arrabbiano pure, quando scoppia il cancan e il capo li manda a chiamare sbraitando perché la notizia è arrivata ai media e loro hanno cancellato un pezzo di storia. «Un pezzo de storia, me' cojoni, ma allora dìccelo, no?».

Io sto

con loro, il secondo mal di pancia - e non dal ridere - viene perché se hai un pezzo di storia scritto su un muro, restaurato e da conservare, lo proteggi con un vetro dai graffitari, dai vandali e dal Nucleo decoro urbano.

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