Roma, nuovi casi di baby squillo

Le indagini della magistratura continuano a portare alla luce le perversioni della Roma bene. Coinvolte 10 ragazzine: ricevevano i clienti in auto

Roma, nuovi casi di baby squillo

La procura di Roma ha scoperchiato un moderno vaso di Pandora. Le indagini dei pm continuano a scavare nel sottobosco della Capitale, andando aldilà dei salotti che contano e della rispettabile facciata della borghesia capitolina. Emerge un mondo che mette in discussione le basi stesse della nostra società. Nelle indagini sulle baby squillo dei Parioli il primo dato che emerge lampante è che tutte le ragazze fossero consenzienti. Pare che nessuna sia stata obbligata o minacciata per prostituirsi. Hanno offerto il loro corpo in cambio di denaro, perfettamente consapevoli di quello che stavano facendo.

La perdita dell'innocenza tanto sbandierata in questi mesi viene smentita dai verbali degli inquirenti. L'innocenza degli adolescenti sembra diventata una chimera. Secondo i magistrati, aldilà delle testimonianze già raccolte, sarebbero più di 300 le ragazze che hanno contattato il fotografo Furio Fusco per essere presentate ai clienti della Roma bene. Tutto per mantenere il tenore di vita a cui queste ragazze ambivano o erano già abituate.

La clientela, come scrive Repubblica, era tra le più variegate. Unico punto in comune le cifre esorbitanti che erano disposti a pagare. "Un imprenditore farmaceutico che stacca mille euro per godere in solitudine la trasformazione di un bruco in crisalide, tra fard, rimmel e mutandine di pizzo. Un dirigente Rai che cerca una geisha per la sua settimana a Dubai e per questo chiede che le due migliori tra le “pro” animino un set lesbo in grado di dire l’ultima parola su chi debba essere la favorita. Un manager giapponese disposto ad arrivare a 70mila euro, se il piacere, come gli viene assicurato, li può valere…".

E mentre si allunga la lista di nomi dei clienti delle "Ninfe dei Parioli" emergono i primi dettagli su un'altra indagine nata dalla segnalazione di un residente in un comune a nord della Capitale. Insospettito dal continuo viavai di macchine da un appartamento di fronte al suo ha chiamato la polizia.

Dai controlli di questa estate è emerso che nell'appartamento vivevano una decina di ragazzine, in attesa dei clienti che giorno e notte le prelevavano per consumare i loro rapporti in macchina. Gli inquirenti stanno ora cercando il "protettore" delle minorenni e non escludono che la casa faccia parte di una rete ben più ampia di abitazioni disseminate in tutta la provincia di Roma.

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