Il "Romanzo criminale" del calcio di provincia. Decine di gare truccate

Partite "combinate" da Nord a Sud: 50 arresti, 70 indagati. Nei guai giocatori, allenatori e dirigenti. Business milionario gestito dalla 'ndrangheta

Il "Romanzo criminale" del calcio di provincia. Decine di gare truccate

Nei campionati di serie D - dove i portieri tuffandosi sentono la puzza della polvere invece che il profumo dell'erba - le partite truccate fanno ancora più rabbia. Perché tra le trincee del calcio povero i tifosi non sostengono semplicemente la loro squadra, ma «sono» la squadra stessa: la squadra del proprio paese, dove sono nati, cresciuti, invecchiati. E da quelle parti i colori sociali del club si fondono con le tinte dell'anima.

Anche per questo la brutta scommessopoli di provincia scoperchiata dalla Procura di Catanzaro (che ha ribattezzato l'inchiesta Dirty soccer , neanche fossimo in Premier League ) lascia dentro gli stadi il fumo acre delle promesse bruciate. I traditori sono i piccoli eroi del pubblico di «casa»: giocatori, allenatori, dirigenti, presidenti; tutti in combutta con un'eterogenea fauna di maneggioni all'apparenza di mezza tacca (personaggi degni del film L'allenatore nel pallone ), eppure in grado di muovere un giro d'affari milionario.

«Un business trasversale, da nord a sud, con diramazioni internazionali - spiega al Giornale il procuratore capo di Catanzaro, Vincenzo Lombardo -. Obiettivo: arricchirsi attraverso l'alterazione del regolare svolgimento delle gare nei campionati di serie D e Lega Pro. A reggere le fila del business gli uomini della 'ndrangheta, nelle cui casse finiva gran parte del bottino. In prospettiva si sarebbe dovuti arrivare anche alla scalata delle partite professionistiche (serie A e B ndr), di questo, al momento, nell'inchiesta non risultano evidenze certe». Certi sono invece i «mezzi coercitivi» che l'organizzazione utilizzava per «aggiustare» gli incontri, arrivando perfino a «sequestrare» chi mostrasse eventuali ripensamenti in ordine alle combine precedentemente pianificate.

I numeri delle persone coinvolte nel blitz e le aree geografiche interessate alle indagini sono impressionanti: la polizia ha infatti eseguito 50 fermi (70 gli indagati) in 21 province da nord a sud con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Decine le partite «irregolari». La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che coordina l'inchiesta, ipotizzano due diverse associazioni criminali in grado di alterare i risultati degli incontri di Lega Pro e di Serie D.

Perquisizioni sono state effettuate nelle sedi delle diverse squadre e anche nei domicili di dirigenti, allenatori e calciatori.

Per gli inquirenti si tratta di «un nuovo “romanzo criminale“ i cui attori arrecano danno economico, si fanno beffa delle passioni di quanti seguono la propria squadra del cuore e ledono gli investimenti di denaro e speranze che impegnano le famiglie dei ragazzi che si affacciano al mondo del calcio».

A dimostrazione del ruolo prioritario ricoperto dalla 'ndrangheta, c'è il fatto che ad alcuni indagati vengono contestate le «aggravanti mafiose e transazionale». L'inchiesta ha preso il via grazie alle intercettazioni di Pietro Iannazzo, ritenuto elemento di vertice dell'omonima cosca che opera a Lamezia Terme: «Una cosca d'élite della mafia imprenditrice - spiegano i magistrati della Dia - capace di scatenare una guerra con altre consorterie per mantenere il predominio sul territorio».

È stato captando alcune conversazioni di Pietro Iannazzo durante quelle indagini che gli investigatori hanno saputo delle combine su varie partite dei campionati di Lega Pro e serie D «per alterare i risultati al fine di ottenere vincite cospicue con le scommesse».

Com'era prevedibile il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, gioca subito a tirarsi fuori: «Noi parte lesa».

Sconcertanti anche le parole di Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione italiana calciatori: «Aprire alle scommesse il mondo dei dilettanti è stato un rischio, perché ci sono oltre 160 squadre e le partite non sono trasmesse, quindi sono difficili da controllare». E poi: «Il nostro mondo è allettante per chi persegue il malaffare. Serve chiarezza nel più breve tempo possibile».

Confidiamo nei tempi supplementari?

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