Ricordo di aver avuto negli anni Settanta una polemica con Franco Rodano e Claudio Napoleoni sull'ordine degli investimenti per promuovere lo sviluppo economico in Italia. Essi dicevano che prima si dovevano fare le industrie pesanti poi, solo alla fine, quelle dei consumi. Io, al contrario, sostenevo che la priorità poteva andare indifferentemente alle telerie, alle poltrone, agli elettrodomestici, alla moda, al made in Italy e che era comunque fondamentale un mercato interno di consumi domestici o personali. È lo stesso problema che si presenta oggi. Il governo dovrà fare dei lavori pubblici, mettere regole per il coronavirus, dovrà occuparsi della cassa integrazione e distribuire denaro ai poveri. Ma poco si parla del nostro mercato interno e del ruolo dei consumi interni per avere la ripresa. Io sono convinto che la ripresa verrà quando i negozianti faranno una rivoluzione nella loro mente e riorganizzeranno il loro negozio in modo completamente nuovo seguendo le esigenze locali e non come lo sta programmando astrattamente il governo. Bisogna mettere in evidenza e promuovere i prodotti che vanno, ridurre i prezzi, dislocare diversamente il personale. Vedrete i negozi invadere le piazze, le strade, le piazze, come i mercati arabi. Se non avranno più soldi chiederanno rinvii, rateazioni. Alcuni cambieranno l'offerta. Per esempio: un grande ristorante che oggi fa cinquanta portate le ridurrà a dieci, sposterà i tavolini all'esterno, creerà un banco dove i clienti si servono da soli. Molti ristoranti si possono spostare sulla spiaggia o sui prati, gli agriturismi possono mettere delle tende, delle casette prefabbricate. Se avete seconde case affittatene una, rinunciate a un viaggio all'estero e spendete il vostro denaro in Italia e, più in generale proponetevi tutti di comperare il più possibile italiano, è denaro che vi ritorna in tasca in altro modo.
I problemi maggiori li hanno grandi imprese con molti negozi. Queste devono riuscire a dare una immagine più attraente e attirare i consumatori con prodotti nuovi, incuriosenti, adatti allo spirito del tempo.
E se il governo vuole aiutare il Paese non deve porre ostacoli, tasse, impedire i continui tentativi di riaggiustamento. L'importante è vendere e saranno i commercianti a metterci l'ingegno e la fantasia necessaria, non i burocrati romani.
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