"Ricorso ammissibile". Svolta sul caso di Sarah Scazzi

L'avvocato Nicola Marseglia, legale di Sabrina Misseri, a Fronte del blog: "La Corte di Strasburgo ha considerato il nostro ricorso ammissibile"

"Ricorso ammissibile". Svolta sul caso di Sarah Scazzi

"La Corte di Strasburgo ha ritenuto ammissibile il nostro ricorso". Lo rivela l'avvocato Nicola Marseglia, legale di Sabrina Misseri, la giovane di Avetrana condannata all'ergastolo per concorso in omicidio della cugina Sarah Scazzi . "La vicenda - spiega Marsiglia nel corso di un'intervista esclusiva rilasciata a Fronte del Blog - ha avuto un epilogo definitivo se pensiamo ai tre gradi di giudizio e alla irrevocabilità della sentenza di condanna. Partiamo con una prospettiva ancora processuale perché si è in attesa della fissazione dell'udienza di trattazione davanti alla Corte Europea del ricorso che è stato presentato dalla difesa".

L'ammissibilità del ricorso

Passato in rassegna alle cronache come il "Delitto di Avetrana", l'omicidio di Sarah Scazzi - consumatosi il 26 agosto 2010 nella piccola cittadina in provincia di Taranto - è stato contrassegnato da un lungo e intricato iter processuale. Il 27 febbraio del 2017 la Corte di Cassazione ha confermato l'ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano, rispettivamente la cugina e la zia della quindicenne uccisa, con l'accusa di concorso in omicidio. Otto anni, invece, sono stati inflitti a Michele Misseri, papà di Sabrina, per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove.

A quasi dodici anni dal delitto, si profila all'orizzonte un nuovo colpo di scena. La Corte di Strasburgo ha ritenuto ammissibile il ricorso per "violazione dei diritti della difesa" presentato dai legali di Sabrina Misseri che ora puntano alla riapertura del caso. "Questo processo non dico che è un unicum, però ha assunto i caratteri dell'eccezionalità. - spiega l'avvocato Nicola Marseglia -Prendendo spunto da alcuni passaggi paradossali di questa vicenda si possono prospettare argomenti che possono valere anche al di là del caso specifico".

Il "metodo anomalo"

Il difensore di Sabrina Misseri contesta il metodo con cui gli inquirenti hanno operato durante le indagini e nella fase dibattimentale del processo. A detta del legale, infatti, il modus operandi degli operatori di giustizia avrebbe portato "ad una serie di cattive applicazioni della legge prima processuale e poi sostanziale". La svolta nel Delitto di Avetrana ci fu dapprima con il ritrovamento del cellulare di Sarah, a circa un mese dalla scomparsa della giovane, e poi con la prima confessione di "zio Michele" che, nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2010, si autoaccusò del dell'omicidio indicando anche il luogo di sepoltura del cadavere, in un pozzo cisterna a Contrada Mosca.

"A un certo punto le indagini hanno una svolta dopo che Michele Misseri fa ritrovare il telefonino della nipote e da questo si arriva a mettere sulla scena in maniera forte e preponderante il Misseri mentre prima la persona su cui erano mirate non solo le indagini, ma proprio i convincimenti degli investigatori era Sabrina Misseri. - precisa Nicola Marseglia - Il più agevole riscontro di quello che dico proviene dal fatto che il 28 settembre Michele Misseri viene ascoltato in relazione al telefonino presso la caserma di Avetrana, e nessuno lo sta ancora pensando. Poi si arriva alla confessione di Michele Misseri, che spiazza gli inquirenti. Da questo momento inizia tutto un lavoro da parte degli inquirenti non solo per capire meglio come sono andate le cose, ma per scavare fino in fondo nella personalità di Misseri".

Le ritrattazioni di Michele Misseri

Per ben 7 volte, in totale, Michele Misseri fu ascoltato dagli inquirenti fornendo una versione dei fatti talvolta contraddittoria e ambigua. La "confessione chiave", che cioè segnò il corso successivo del procedimento processuale, risale al 15 ottobre 2020 quando il 57enne attribuì alla figlia Sabrina le responsabilità del delitto. "A questo punto si muovono di pari passo il sospetto che Michele Misseri voglia coprire qualcuno e che questa confessione possa essere vera fino a un certo punto. - continua il legale -Inizia qui il metodo abbastanza anomalo per quella che potremo definire la "maieutica inquirente": tirare fuori da Michele Misseri tutto quello che si può, blandendolo e portandolo per mano - tra l'altro è stato provato e straprovato che è una persona che uno la prende per mano e la porta dove vuole - e allora tra quello che dice Michele Misseri e quella che è la convinzione, il pregiudizio degli investigatori si innesta un circuito abbastanza drammatico che ha prodotto la serie di contraddizioni profonde che hanno connotato tutta la fase delle indagini preliminari".

Gli orari e gli sms

Quel pomeriggio del 26 agosto Sarah avrebbe dovuto recarsi al mare con Sabrina e un'amica, Mariangela Spagnoletti. L'appuntamento fu concordato tra le due cugine tramite uno scambio di sms avvenuto pressappoco alle 14.30. Dieci minuti più tardi - alle 14.42 per l'esattezza - il cellulare della 15enne risultava staccato. A detta di Concetta Serrano Spagnolo, madre della ragazzina, quel giorno Sarah uscì di casa tre quarti d'ora prima dell'orario fissato per l'incontro con la cugina raccattando alla svelta dei teli da spiaggia dalla cantina dopo aver mangiato "in piedi davanti alla cucina" un cordon bleu. "Diventa un muro l'orario di uscita da casa di Sarah Scazzi, diventa un muro la sequenza si messaggi che intercorrono tra Sarah, Sabrina e Mariangela Spagnoletti, una serie di dati oggettivi che mal si conciliano con il pregiudizio che gli investigatori si sono fatti. - spiega Nicola Marseglia - Ecco: qui inizia il metodo investigativo che va bene fino ad un certo punto, poi quando questa distonia tra dichiarazioni ed elementi oggettivi diventa particolarmente profonda interviene qualche forzatura per renderli compatibili".

Gli "errori metodologici"

A detta del legale, dunque, sarebbero stati commessi una serie di "errori metodologici" che presumibilmente avrebbero condizionato l'iter processuale fino alla condanna all'ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima Serrano. "Non discuto della buona fede, non mi sognerei nella maniera più assoluta di pensare a qualcosa di diverso che non siano errori metodologici.

- conclude Marseglia - Quei testimoni che sono stati sentiti nella fase delle indagini preliminari in maniera abbastanza serrata, articolata e rigorosa alla fine contraddicono la ricostruzione ipotizzata, e allora inizia questo richiamo, questo recupero, questa rivisitazione delle prime e delle seconde dichiarazioni nella ricerca di un percorso finalmente lineare al prezzo di mettere sotto i piedi tutta una serie di dati".

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