Hanno vantato efficienza e invece potrebbero aver sprecato 8 milioni e mezzo di euro dei contribuenti. Più passano i mesi, più le iniziative della Regione Toscana in tempo di Covid sembrano descrivere un flop senza precedenti.
Erano gli inizi di marzo, le terapie intensive degli ospedali italiani cominciavano ad arrancare, i contagi da Coronavirus raggiungevano numeri da capogiro e le vittime si moltiplicavano giorno dopo giorno. In tutte le regioni d’Italia si cercavano soluzioni per accaparrarsi i dispositivi di protezione individuale. I ventilatori polmonari per le terapie intensive non bastavano e le mascherine facciali per proteggersi dal virus erano diventate introvabili. In poco tempo, in Toscana, la giunta targata Pd faceva fronte all’emergenza con un’iniziativa che glorificava i vertici. Erano pronte per essere distribuite a edicole, farmacie e tabaccai 60 milioni di mascherine che i cittadini avrebbero potuto ritirare in maniera del tutto gratuita indipendentemente dal proprio status economico. “Abbiamo deciso di dotare tutti di una mascherina chirurgica, questa mascherina è un’invenzione toscana”, aveva dichiarato il governatore Enrico Rossi in conferenza stampa, mostrando con orgoglio il dispositivo in “tessuto non tessuto” che, ancora oggi, viene distribuito all’interno delle farmacie.
Ma come era riuscita la Regione Toscana a procurarsi le mascherine chirurgiche? Di quei 60 milioni di DPI, 20 sarebbero stati prodotti da aziende italiane e i restanti 40 arrivati dall’estero. Una decisione che porterà la Regione a sborsare ben 9milioni e 360mila euro per 23 milioni di mascherine acquistate dalla Cina al prezzo di 40 centesimi l’una. Una spesa non proprio irrisoria e che, secondo Forza Italia, si poteva facilmente evitare. A svelare la beffa il consigliere regionale Marco Stella e il consigliere comunale Mario Razzanelli che sostengono che lo stesso quantitativo di dispositivi poteva essere acquistato al prezzo totale di 776.880 euro. Dieci volte meno rispetto alla cifra spesa dalla Regione Toscana.
“Quando siamo venuti a conoscenza del fatto che in giunta stavano implementando l’idea della distribuzione gratuita di mascherine abbiamo iniziato a fare le nostre ricerche sull’acquisto dei dispositivi che provenivano dall’estero”, spiega Stella. In parallelo al lavoro di Estar, ente amministrativo della Regione, i consiglieri di Forza Italia, tramite alcuni contatti di Mario Razzanelli in Cina, sono riusciti ad ottenere dei preventivi da aziende certificate e completamente in regola che in quel periodo si occupavano della produzione di mascherine chirurgiche. Dalle proposte è emerso che i dispositivi filtranti al 95%, esattamente come le mascherine azzurre smerciate dalla Regione, avevano un prezzo di vendita pari a 0,0332 euro cadauno.
“Quindi abbiamo comparato la nostra offerta con le fatture d’acquisto, arrivate dopo l’accesso agli atti, che sono state emesse dalla Regione - spiega il consigliere Stella - e ci siamo accorti dell’enorme differenza di prezzo nell’accordo stilato dal Pd”. Le fatture fanno riferimento ad un quantitativo d’acquisto relativo a 23 milioni e 400mila mascherine cinesi acquistate tramite un’azienda, non si sa ancora se con la mediazione di intermediari. Sui documenti infatti sono riportati i dati relativi al tipo di prodotto, è stata specificata la banca alla quale sarebbe dovuto arrivare il pagamento, ma non vi è traccia del nome dell’azienda con la quale la Regione avrebbe fatto l'accordo. “Queste fatture sono gravemente incomplete - ha dichiarato Razzanelli - faccio veramente fatica a credere che siano riusciti a sdoganare con questa ricevuta”.
Alla scelta presa dalla Regione, che colleziona punti interrogativi, oltre alle domande dell’opposizione si aggiunge l’ira delle aziende locali. In moltissimi infatti, da tutta la Toscana, avevano inviato proposte a Rossi e la sua squadra, presentando preventivi in cui il costo delle mascherine non superava gli 0,40 euro a pezzo. Tutte rifiutate. Di fatto l’amministrazione ha preferito fare affari con la Cina, piuttosto che scegliere la manodopera locale per far fronte all’emergenza. Per di più, senza neanche verificare la reale efficacia dei dispositivi arrivati dall’estero. “Niente traccia di certificazioni”, ammette Marco Stella e, al momento, sembrerebbe che sui DPI che potrebbero persino essere finiti nelle mani di medici e operatori sanitari non sia stato effettuato alcun test.
“Per lo stesso tipo di mascherina noi abbiamo ricevuto un’offerta che fa risparmiare alla regione tantissimi milioni di euro. Se noi attraverso una semplice ricerca di un fornitore abbiamo appurato questa cosa, è mai possibile che la centrale acquisti delle Regione Toscana abbia scelto un’offerta che faccia sprecare così tanti soldi?” Continua Stella. A questa domanda i consiglieri chiederanno di rispondere in Consiglio. “Noi martedì porteremo un’interrogazione in Consiglio Regionale. Non ci convince il prezzo di acquisto, né tantomeno la modalità.
Abbiamo chiesto la corrispondenza tra la Regione Toscana, Estar (centrale acquisti) e chi si è interfacciato per l’offerta, ma ancora non è arrivata. Non possono esserci equivoci sui soldi spesi. Sono soldi dei contribuenti.”
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