"Scappiamo nel buio". Si scioglie la band che inneggiava alle Br

Chiude il gruppo musicale che evocava gli anni del terrorismo rosso. Ora i componenti, indagati per istigazione a deliquere, fanno le vittime. "Tempesta mediatica e giudiziaria su noi. La Digos ci controlla..."

"Scappiamo nel buio". Si scioglie la band che inneggiava alle Br

La musica è finita. I "trapper brigatisti" ora si sentono delle vittime, travolti da una "tempesta mediatica e giudiziaria" che li ha costretti a chiudere baracca. E pensare che, sino a qualche tempo fa, i ragazzi del gruppo "P38 -La Gang" cantavano tutto un altro ritornello, ben più sfrontato. Nelle loro canzoni, inneggiavano alle Br ed evocavano gli anni bui del terrorismo rosso. Lo facevano con allusioni nemmeno troppo velate alle stragi di quel periodo, con rime taglienti e provocatorie al limite dell'oltraggio. Dopo essere finiti sotto indagine per apologia del terrorismo e istigazione a delinquere a motivo dei loro testi, tuttavia, i componenti della band hanno deciso di separarsi.

"Scappiamo nel buio, torniamo nel niente", hanno comunicato i rapper in un post su Instagram, annunciando la conclusione del loro progetto. Astore, Yung Stalin, Jimmy Pentothal e Dimitri - questi i nome d'arte dei musicisti che si esibivano a volto coperto - hanno poi spiegato le ragioni della loro scelta, con argomentazioni che quasi strappano un sorriso, se raffrontate ai toni aggressivi propri del loro repertorio. "Come saprete nelle ultime settimane si è accanita su di noi una tempesta mediatica e giudiziaria che ci ha portati a mettere in discussione il proseguimento del progetto P38. Ci avete supportato in moltissimi, ci avete dimostrato un affetto che mai avremmo creduto di poter ricevere e per questo vi ringraziamo immensamente. Ma purtroppo l’affetto non è bastato", hanno scritto i trapper sui social. E ancora: "Il tribunale dei magistrati e quello dei giornalisti incombono sulle nostre vite personali".

Ora i trapper col passamontagna temono che la situazione nella quale sono finiti possa avere conseguenze "nefaste". E lamentano: "I nostri telefoni, le nostre abitazioni e i nostri cari sono controllati da reparti Digos di tutta Italia. Soltanto nell'ultimo mese abbiamo visto saltare più di dieci date live che avevamo programmato, a volte per volontà degli organizzatori, a volte per motivi di forza maggiore che vi lasciamo immaginare. Voi siete rimasti, ma tutto il nostro staff si è fatto da parte per timore di ripercussioni legali". Al momento, la procura di Torino sta cercando di fare chiarezza sulle condotte del gruppo, nei confronti del quale avevano presentato degli esposti anche Maria Fida, figlia di Aldo Moro, l'ex presidente Dc assassinato dai brigatisti, e Bruno D'Alfonso, figlio di un carabiniere ucciso sempre dalle Br.

"Non vi nascondiamo che questa situazione ha creato non pochi attriti al nostro interno, motivati da una costante scarica di stress dopo l'altra: in poco tempo, le problematiche logistiche sono diventate problematiche personali, le divergenze artistiche divergenze umane, le antipatie politiche antipatie per i singoli", hanno aggiunto nel loro post i rapper, ufficializzando la loro decisione di "prendere strade

separate".

Di colpo, sembrano lontani i tempi in cui i P38 cantavano: "Zitto zitto pagami il riscatto, zitto zitto sei su una R4", applauditi dal pubblico di qualche centro sociale. La musica è finita.

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