Per noi occidentali è «qualcosa» da guardare in tivù tra la sorpresa e il disgusto, per due miliardi di persone fanno parte del loro menù. Insetti e dintorni non potevano mancare nella rassegna del cibo, tanto più che qui si parla di nutrire il pianeta e sicuramente non lo si potrà fare con le solite armi: in ogni angolo del Decumano, cartelli luminosi avvertono che la popolazione mondiale sta crescendo molto più velocemente delle risorse disponibili, non di rado mal sfruttate dall'uomo.
Nel 2050, sul pianeta saremo più o meno in 9 miliardi. L'agricoltura, già intensiva, dovrebbe aumentare del 60% per dare da mangiare a tutti: utopia pura. Ed ecco che una soluzione (possibile o necessaria?) è rappresentata dalle preparazioni a base di insetti: per avere un'idea di quello che ci aspetta - e che in Asia e Sudamerica è realtà consolidata - basta andare al Future Food District, 6.500 mq divisi tra l'unico supermercato di Expo - non a caso, molto frequentato da chi lavora nel recinto - e l'Exhibition Area. Realizzato dallo studio di Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del MIT di Boston, e dalla Coop, si trova a sinistra appena entrati da Merlata e ha l'obiettivo di anticipare il futuro rapporto tra cliente e grande distribuzione, dove potrebbero trovare spazio - prima di quanto si pensi - i prodotti nella teca, proprio al centro della struttura. Per esempio, ci sono bustine di Crispy Giant Grasshoppers, in pratica cavallette giganti croccanti: la confezione richiama quella delle albicocche essiccate o delle caramelle gommose, ma non si possono acquistare (e non si capisce il perché, a dire il vero) come tutte le altre proposte.
Vedi gli scarafaggi, anch'essi giganti, in ciotole di legno: sono adagiati, come fossero una mozzarella di bufala su foglie d'insalata, sotto una luce al neon. Poi ci sono i bacherozzi d'acqua giganti in salsa di peperoncino mentre è evidente che lo scorpione nella vodka si presta a serate eleganti. In un video si vedono insetti saltati in padella, in versione sexy: lui imbocca lei con un verme del bambù, manco fosse una Belon freschissima (ostrica). Infine, per chi ha piccoli appetiti sono esposti anche sacchetti di piccoli grilli e di termiti volanti, chips modello terzo millennio.
Guardare e non toccare è cosa da imparare, dicevano le nostre mamme.
E in effetti, è stata una istituzione culturale - la Società Umanitaria - a fornirli per creare un movimento di massa a favore degli alimenti che avremmo a disposizione in porzioni abbondanti, ma che ci rifiutiamo di accogliere sulla nostra tavola. «L'allevamento e il consumo di insetti commestibili sono una delle vie da percorrere per nutrire il Pianeta - è il manifesto dell'Umanitaria - perché rappresentano una risposta concreta, accessibile e sostenibile per ridurre la fame nel mondo, salvare la Terra e garantire un futuro alle nuove generazioni». Ora è vero che nel centro di Pechino, a fianco dei Mc Donald's, si vendono spiedini di insetti: più o meno vivi, cotti su una piastra. Ma per ora, noi restiamo sul caro vecchio souvlaki.
Come i metri quadrati del Future Food District che comprendono il supermercato di Expo e l'Exhibition Area realizzato dallo studio di Carlo Ratti
Come i miliardi di persone che abiteranno il Pianeta nel 2050. Sfamare tutti sarà un'impresa, l'agricoltura dovrebbe aumentare del 60%
Più del 70% degli animali è un insetto . Gli insetti sono ricchi di proteine.
L'allevamento di larve produce meno Co2 di quello di polli, suini e boviniCome i miliardi di persone che, al mondo, mangiano regolarmente insetti. Cavallette, larve e grilli sono un cibo proteico, povero di grassi e disponibile
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