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Schwazer vince e va a Rio Ma per tornare ad amarlo ci servirà ancora tempo

Alex Schwazer s'è ripreso la vita in tre ore e 39 minuti. Ha vinto la 50 chilometri di marcia di Roma, la prima gara dopo la squalifica di quattro anni per doping

Schwazer vince e va a Rio Ma per tornare ad amarlo ci servirà ancora tempo

Sbaglia, paga, chiede scusa, s'allena, ritorna, vince. Alex Schwazer s'è ripreso la vita in tre ore e 39 minuti. Ha vinto la 50 chilometri di marcia di Roma, la prima gara dopo la squalifica di quattro anni per doping. La vittoria gli regala le Olimpiadi di Rio, lui che i Giochi li ha vinti a Pechino nel 2008, prima che fosse trovato positivo. Una medaglia vera, almeno all'apparenza. Perché quando uno si dopa, viene scoperto e lo ammette, macchia anche i suoi successi precedenti.

Ieri Schwazer ha cominciato a ripulire quella macchia. Sa che si porterà per sempre i sospetti addosso: ci sono atleti della Nazionale di atletica che non lo volevano e non lo vorranno con loro a Rio; ci sono gli avversari che quando perderanno avranno sempre l'alibi di essere stati sconfitti da un truffatore. È il destino di chi ha barato: non basta chiedere scusa per salvarsi. Il doping non ti abbandona più, anche quando ti ripulisci. È un dubbio perenne e atroce, un freno per gli entusiasmi. Ma non ha altra strada, Schwazer: può solo fare quello che ha fatto ieri. Correre, vincere e accettare gli insulti degli altri. Ha detto: «Sono l'unico che ha chiesto scusa».

Vero, ma serve solo alla sua coscienza. Non serve allo sport. «È stata la mia vittoria più bella», ha aggiunto. Cioè meglio dell'oro olimpico. Si può credere a questo. Si può credere alle lacrime di gioia. Per il resto ci vuole un po' più di tempo.

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