Nella giornata di ieri sono state ufficialmente sospese le ricerche di oltre trecento chilogrammi di tritolo, misteriosamente scomparsi dal punto dove avrebbero dovuto essere fatti brillare nella mattinata di venerdì. Gli uomini della Marina Militare, della Protezione Civile ed il personale dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale di Trieste hanno perlustrato per tre giorni il fondale antistante la costa di Grado, in provincia di Gorizia, mantenendosi ad un perimetro di 500 metri dal punto in cui l'esplosivo era stato posizionato giovedì pomeriggio per la detonazione. I tre quintali di tritolo svaniti nel nulla erano contenuti in un siluro di fabbricazione tedesca risalente alla seconda guerra mondiale, che è stato rinvenuto lunedì scorso a circa 80 metri dalla riva, durante dei lavori di dragaggio del fondale volti a spianare un accumulo di sabbia pericoloso per la navigazione. Inizialmente scambiato per un grosso tronco d'albero, l'ordigno è stato in seguito messo in sicurezza dagli artificieri del nucleo Sdai (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi), che hanno proceduto a collocare la parte esplosiva a 4 miglia di distanza dalla costa e a 12 metri di profondità, per poter svolgere agevolmente le operazioni di brillamento.
Dopo aver informato la Prefettura locale e la Procura della Repubblica dell'esito negativo delle ricerche, ora le indagini continuano per mano della dottoressa Valentina Bossi, sostituto procuratore della Procura di Gorizia, che come riporta Il Piccolo di Trieste ha dichiarato in merito alla vicenda: "La situazione non è da sottovalutare. Succede che vengano rinvenuti ordigni bellici in mare. In questo caso però siamo di fronte a trecento chili di tritolo potenzialmente pericolosi. Sarà eseguita una serie di verifiche". Al momento l'ipotesi più accreditata per poter spiegare la scomparsa del tritolo riguarda l'involontario intervento di un'imbarcazione per la pesca a strascico, che potrebbe averlo accidentalmente agganciato con una delle reti rimuovendolo dalla sua sede. Una ricostruzione che tuttavia si scontra sia con l'ordinanza emessa nei giorni scorsi dalla Capitaneria di Porto di Grado, che vietava la navigazione nel raggio di 1000 metri dal punto di brillamento dal mezzogiorno di giovedì fino alle 20 di venerdì sera, che con il divieto dell'attività di pesca a strascico in questo periodo dell'anno.
L'altra possibilità che a questo punto inizia a prendere piede è quella del furto, un'inquietante supposizione che però ha numerosi precedenti nella storia del nostro paese. L'utilizzo di tritolo recuperato da ordigni bellici inesplosi è stata infatti una delle principali prassi attuate dalla mafia per compiere gli attentati avvenuti tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, come rivelato dal pentito Gaspare Spatuzza e confermato da vari rapporti della magistratura. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria per esempio, l'esplosivo utilizzato durante la cosiddetta "Stagione delle stragi" proverrebbe dalla nave da guerra "Laura Coselich", carica di oltre 1.500 chili di tritolo e affondata dagli inglesi nel 1941 al largo di Saline Joniche, località del reggino feudo della cosca 'ndranghetista degli Iamonte.
In
ogni caso, gli esperti coinvolti nelle ricerche del carico di esplosivo ricordano come, pur rimanendo alta la pericolosità dell'oggetto, il tritolo scomparso sia privo di innesco, quindi non detonabile col semplice contatto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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