Fu una vera e propria battaglia. Da una parte la polizia, dall'altra gli attivisti No Tav, agguerriti come non mai. Il tentativo di rioccupare, il 3 luglio 2011, la zona della Valle di Susa in cui oggi, nel comune di Chiomonte, si trova il cantiere del treno ad alta velocità, fu caratterizzato da una "violenza inusitata". A parlarne in questi termini è il commissario Salvatore Ferrara, della Digos di Torino, che testimonia al maxi processo contro 52 attivisti. "In 35 anni di servizio non avevo mai visto niente del genere". Pochi giorni prima, il 27 giugno, gli agenti avevano sgomberato il grande presidio allestito dai No Tav in località Maddalena. L’attacco del 3 luglio fu respinto dalle forze dell'ordine, ma tra carabinieri, poliziotti e finanzieri si contarono oltre duecento feriti.
Funzionario Digosw: intervento non fu cruento
L'intervento della polizia fu "incisivo ma non cruento: sgomberarono il grande presidio dei No Tav alla Maddalena di Chiomonte, in Valle di Susa, permettendo così l’apertura dei lavori preliminari per la ferrovia ad alta velocità Torino-Lione. A definirlo così è stato un funzionario della Digos, Domenico Fusco, testimoniando al maxi processo per gli scontri. L'agente sottolinea che era stata Radio Blackout, emittente vicina al mondo antagonista, ad usare quelle parole. Fusco racconta che gli agenti furono investiti da pietre e bersagliati dal getto di estintori caricati a schiuma e olio. Lui stesso, colpito da un sasso, riportò una lesione a una mano (giudicata guaribile in 76 giorni). Ha spiegato poi che quel giorno i manifestanti 'buoni' aiutarono i violenti: "Restando nelle prime file - ha detto, mentre in aula veniva mostrato un video - tengono una condotta funzionale alle azioni dei 'cattivi' dietro di loro, perché noi non riusciamo a intervenire. E ci prendiamo la gragnuola. Qui - ha aggiunto indicando lo schermo - sono il pensionato, l’avvocato, l’amministratore locale e, paradossalmente, ci fanno più paura loro che non quelli dietro". Il funzionario ha anche raccontato che, all’interno del presidio, ci furono delle discussioni con vari personaggi, tra cui Paolo Ferrero, leader di Rifondazione Comunista, e un penalista che oggi fa parte della squadra legale che difende i No Tav imputati.
La protesta degli avvocati dei No Tav
I legali che difendono i 52 No Tav imputati nel maxi processo di Torino sugli scontri del 2009 in Valle di Susa stanno valutando la possibilità di abbandonare la causa, per protestare contro la decisione di celebrare due udienze alla settimana (lunghe ciascuna non meno di otto ore) nell’aula bunker delle Vallette, fuori città, cosa che - hanno spiegato - complica il resto della loro attività professionale.
Nel maxi processo, peraltro, gli imputati sono a piede libero e non ci sono problemi di prescrizione: "Questa fretta - ha detto uno dei legali - deve essere motivata da altre ragioni". Il prossimo appuntamento è l’8 novembre: per quella data, comunque, gli avvocati saranno presenti.Un video degli scontri
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