Se provassimo a spiegare a uno straniero che un ex ministro affronta un processo per una decisione assunta in quella veste e che contro di lui testimonieranno un attore di Hollywood e gli ex premier e vice premier dello stesso esecutivo, scoppierebbe in una fragorosa risata. E invece è quello che accadrà a Matteo Salvini. Si è sempre parlato di giustizia spettacolo ma qui siamo ben oltre: al teatro dell'assurdo, alla farsa, al cinema demenziale. Già è difficilmente comprensibile che Salvini, per lo stesso reato sia stato archiviato da una Procura e rinviato a giudizio da un'altra. Già è grave, e foriero di fungere da pericoloso precedente, che un politico sia accusato di un reato per una decisione presa nelle sue vesti di ministro. Ma con la convocazione di Richard Gere, e con quella di Giuseppe Conte e di Luigi Di Maio, rispettivamente ex premier ed ex vice premier di quello stesso governo che avrebbe compiuto il reato, siamo oltre ogni logica comprensibile. La motivazione formale della convocazione della star di American Gigolo e di Ufficiale e gentiluomo, un'icona degli anni Ottanta, è che egli si trovava a bordo della Open Arms. Ma non è troppo malizioso credere che convocarlo sia stato un modo per accendere ancora di più i riflettori sul processo: per trasformarlo in uno show, genere di cui Gere è certamente maestro. E visto che egli aveva già a suo tempo polemizzato con Salvini, non sarà difficile immaginare una recitazione appassionata e strappalacrime, come in Autunno a New York, in cui il povero Gere perdeva alla fine la sua amata, Winona Ryder.
E ci scusi il lettore se ora crederà di trovarsi nella pagina degli spettacoli: mentre è quella della cronaca politica e giudiziaria, appunto trasformata in un varietà.
Del genere invece teatro del grottesco la convocazione di Conte e di Di Maio. Come possono, si chiederà il cittadino, testimoniare serenamente quelli che hanno condiviso, se non approvato, le decisioni per cui Salvini è rinviato a giudizio, e loro no? Se lo scagioneranno, come auspichiamo, ci sarà sempre il sospetto che lo facciano perché coinvolti anche loro.
Se invece prenderanno le distanze, il già citato cittadino comune si chiederà se per caso non abbiano avuto un'amnesia, una crisi di personalità, oppure se non si tratti di un caso di omonimia. Insomma, ci sarà da dotarsi di pop-corn: peccato che non sia un film. È la realtà di una Repubblica impazzita.
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