Se i francesi scoprono l'Italia che lavora

Certo colpisce che il leader francese, Emmanuel Macron, nell'invitare i francesi a lavorare di più e a ritardare l'età pensionabile abbia evocato proprio l'Italia

Se i francesi scoprono l'Italia che lavora

Certo colpisce che il leader francese, Emmanuel Macron, nell'invitare i francesi a lavorare di più e a ritardare l'età pensionabile abbia evocato proprio l'Italia. Se si pensa che oltre le Alpi la formula «dolce far niente» è pronunciata esattamente così in lingua italiana deve sorprendere che il nostro Paese stavolta sia in qualche modo preso a modello.

C'è di che essere orgogliosi? Soltanto in parte. È vero che da noi (come in Grecia) negli scorsi anni l'età del ritirodal lavoro è stata spostata in avanti. Chi voglia dunque far credere che il nostro è un Paese sempre e ovunque scansafatiche si scontra con i fatti, ma al tempo stesso bisogna capire perché questo è successo.

La previdenza pubblica italiana, da decenni, ha i conti fuori controllo. Se l'Inps fosse un'impresa di assicurazioni private, la magistratura si sarebbe già mossa, dato che è inammissibile quello «schema Ponzi» in virtù del quale si pagano le pensioni di chi non lavora utilizzando i versamenti dei contribuenti presenti. È questa situazione di generale irresponsabilità che ha disastrato il bilancio previdenziale e ha obbligato a introdurre alcune pezze: in particolare, ritardando il momento della pensione.

Possiamo dire che oggi c'è in Italia chi lavora davvero tanto: più che altrove. Ma questi nostri concittadini sono costretti a ciò da un passato costellato da una serie di privilegi distribuiti a destra e a manca: basti pensare alle pensioni-baby.

Quanti ritengono che gli italiani siano refrattari al lavoro, comunque, si sbagliano. Da noi esiste una forte cultura del dovere ed è significativo che, all'estero, i nostri connazionali si mettano spesso in risalto per il loro essere duttili, disponibili, anche portati al sacrificio. Il successo degli italoamericani è lì ad attestare che non esiste alcuna piaga antropologica.

Il problema sono le regole. In troppe circostanze, basta por mente al settore pubblico, noi italiani siamo spinti a fare poco e male, ma è come se fossimo indotti a fare così dall'ordine politico in cui viviamo. E, ovviamente, quando alla fine siamo messi alle corde, prendiamo atto della dura realtà adottando le misure necessarie.

Le norme sulla previdenza italiana, allora, non sono lì a evidenziare il nostro attaccamento al lavoro: testimoniano soltanto il fallimento del sistema pensionistico di

Stato, che obbligherà a lavorare sempre di più, preleverà dai salari somme crescenti e consegnerà vitalizi sempre meno corposi. Gli italiani che oggi lavorano dovrebbero comprenderlo e far sentire di più la propria voce.

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