In vista del Family Day che si terrà il 30 gennaio, le piazze italiane sono state inondate da manifestanti di "colori" diversi. Da un lato le Sentinelle in piedi, una rete apartitica e aconfessionale di persone accomunate dall'idea di difendere la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; dall'altro lato c'è la galassia di associazioni Lgbt che difendono un modello alternativo di famiglia, la "famiglia arcobaleno", che vogliono riconosciuta da parte dello Stato.
Tutto normale in una democrazia liberale che funzioni, se non fosse per un dettaglio: mentre le manifestazioni degli "arcobalenati" possono svolgersi regolarmente, senza subire alcun tipo di censura o di interruzione, com'è giusto che avvenga del resto; tuttavia lo stesso diritto di manifestare non viene riconosciuto alle Sentinelle in piedi, che spesso vedono compromesso il loro raduno, che si ricorderà avviene in maniera silenziosa e con un libro in mano. Ebbene, coloro che chiedono a gran voce il riconoscimento di diritti civili che, per come vengono pretesi, sembrano quasi essere universali, inalienabili e naturali, sono gli stessi che negano la libertà ad altri di esprimere il proprio parere su un disego di legge prossimo a diventare legge a tutti gli effetti, il disegno di legge Cirinnà. E così, allo slogan gay-friendly "love wins", verrebbe da ribattere che "freedom loses", ahinoi.
A Torino, la manifestazione delle Sentinelle in piedi è stata interrotta da un gruppo di contestatori che ha suonato i campanelli del Tobike e cantato canzoni di Raffaella Carrà e Lady Gaga e intonato cori di provocazione e di protesta. Ma il capoluogo piemontese non è l'unico caso, anche a Cagliari sono avvenuti episodi simili: al grido di "Vergogna! Vergogna!", i sostenitori del disegno di legge Cirinnà hanno così negato alle sentinelle la libertà di manifestare liberamente. Più contenuta, invece, è stata la protesta degli "anti-family day" a Milano, in piazza 25 Aprile, dove le interruzioni sono state più moderate, benché sempre di interruzioni si parla, e c'è stata l'occasione per un confronto pacifico, tra un rappresentante delle Sentinelle in piedi e un ragazzo omosessuale. È curioso notare come lo stesso atteggiamento, di intimidazione e di violenza, non si sia mai registrato durante le sfilate dell'orgoglio omosessuale. Si tratterà forse di omofobi pacifici? Visto che più volte si è gridato all'allarme omofobia, fa strano che questi omofobi militanti non siano mai comparsi a insultare o a menare gli inermi omosessuali.
Questi episodi di violenza verbale e fisica fanno riflettere su un punto in particolare: e cioè, la pretesa di avere riconosciuti dei diritti civili dovrebbe, quanto meno, richiedere come requisito minimo un atteggiamento da persone "civili".
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