Sessanta anni or sono, nell’agosto del 1956, esattamente il giorno 9, un giovedì, il Fiat G 91 prendeva il volo per la prima volta dall’aeroporto di Caselle, poco fuori Torino, ai comandi il comandante Riccardo Bergamini, dottore in matematica, già pilota dell’Aeronautica Militare, che rimarrà in seguito ucciso negli USA durante un volo di collaudo di un G 91 dotato di razzi supplementari JATO per il decollo rapido.
Il piccolo, a paragone con i caccia USA dell’epoca, velivolo italiano era stato ideato dall’Ingegner Giuseppe Gabrielli, uomo di fiducia della Famiglia Agnelli e di Vittorio Valletta, presidente del gruppo industriale di Torino.
Durante i primi mesi del 1954 la NATO indice un concorso per la creazione di un aereo che potesse essere utilizzato per il supporto tattico delle truppe a terra. Le specifiche prevedevano la possibilità di decollo e atterraggio su piste semi preparate, anche a manto erboso, una ridotta e facile manutenzione nonché la capacità di essere rifornito e riarmato rapidamente da un personale ridotto.
Il velivolo italiano dovette competere con i produttori inglesi e francesi, nel concorso vennero presentati ben dieci disegni di varie macchine e cinque risultarono vincitori di questa fase preliminare, incluso il “nostro” aereo.
Nel giugno del 1955 la Fiat ricevette l’ordine di preparare tre prototipi del G 91, e l’opzione per altri ventisette velivoli, in base alla riuscita dei test futuri.
Il primo prototipo venne allestito in tempo di record, anche avvantaggiandosi dell’esperienza già acquisita dalla FIAT avio con le produzioni precedenti sia ideate dal grandissimo e prolifico ingegner Gabrielli sia prodotte su licenza.
La maneggevolezza e la facilità di decollo dimostravano l‘estrema bontà del progetto, doti che si accompagnavano a prestazioni in volo davvero eccellenti, tant’è che dopo un periodo di pochi mesi il velivolo raggiunse la velocità di Mach 1, dimostrando così anche doti di cacciatore.
Durante la primavera del 1957 presso l’aerodromo di Bretigny si svolsero le prove NATO, in competizione, agguerritissima, con le altre nazioni coinvolte e i prototipi relativi.
Il velivolo FIAT ne uscì vincitore, proclamato dopo test puntuali e precisi svolti da tecnici e piloti provenienti da diversi Paesi.
Se le cose fossero andate come previsto dai trattati dell’Alleanza Atlantica il caccia italiano avrebbe dovuto essere acquistato da tutti i membri dell’istituzione, ma le cose non andarono proprio così.
Episodi di corruzione vennero svelati quando il parlamento svizzero, con una delibera quantomeno sospetta, optò per i Mirage francesi, sebbene i rossocrociati avessero già ricevuto due esemplari, di G91 che avevano provato con risultati eccellenti e avevano manifestato l’intenzione di produrli su licenza.
Le indagini appurarono che il governo francese e i vertici della Dassault, produttrice del Mirage, avevano corrotto alcuni politici e ufficiali svizzeri che vennero poi condannati, ma la carriera dei G 91 elvetici si arrestò ugualmente. Un altro episodio curioso capitò con l’Austria. Il vicino alpino aveva manifestato l’interesse per la creazione italiana, e in un colloquio fra il ministro della difesa austriaco, l’on. Graf , Il presidente della Fiat Vittorio Valletta e il progettista stesso, Ing. Gabrielli, l’uomo politico austriaco pose come condizione all’acquisto la liberazione, o la riduzione della pena, dell’ufficiale delle SS Herbert Kappler. Come prevedibile questa sorta di ricatto non venne accettata e neanche l’Austria ebbe i G 91.
Ben diversa la sorte del prodotto italiano con l’ex alleato tedesco.
Infatti la Luftwaffe ordinò l’aereo italiano e ne produsse circa trecento su licenza. In totale i germanici ne utilizzarono circa cinquecento, inclusi i modelli biposto, caratterizzati dal suffisso T, Trainer (addestratore). Sebbene sia la Grecia sia la Turchia avessero manifestato interesse, forse per evitare frizioni fra i due ex nemici, le forniture non ebbero luogo.
Il velivolo ebbe un limitato uso in operazioni belliche.
Soltanto il Portogallo impiegò, infatti, l’aereo italiano dal 1966 al 1974, a seguito di forniture di macchine di seconda mano da parte della Luftwaffe tedesca, nelle operazioni antiguerriglia in Guinea e Mozambico, per poi toglierlo dalla linea di volo nei primi anni ’90.Fu utilizzato dalla nostra Pattuglia Acrobatica Nazionale del 1963 al 1981. L’Aeronautica Militare Italiana lo impiegò fino a metà degli anni ’90.
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