Siamo tutti Parenzo

Il problema, sia chiaro, non è cosa ci facesse David Parenzo in un'università, fatto che di per sé contrasta con la missione di un ateneo, cioè il progresso della conoscenza

Siamo tutti Parenzo
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Il problema, sia chiaro, non è cosa ci facesse David Parenzo in un'università, fatto che di per sé contrasta con la missione di un ateneo, cioè il progresso della conoscenza. Il problema è che David Parenzo, ieri, invitato alla Sapienza, sia stato contestato dai collettivi di estrema sinistra, pro Palestina, al grido di «Vattene fascista». Un grave atto di intolleranza da cui non possiamo non prendere le distanze. Le stesse che manteniamo per tutto il resto.

Certo. Vedere Parenzo, ebreo della più bella sinistra romana, coniugato in Zevi, zittito dagli stessi pariolini con la kefiah che di mattina occupano le università, al pomeriggio prendono a sputi i poliziotti e alla sera sono difesi a La7 dallo stesso Parenzo, è un cortocircuito ideologico di raro piacere intellettuale. Ma ciò non ci esime dal manifestare tutta la nostra solidarietà all'amico e collega Parenzo.

Come si sta, David, per una volta, da questa parte della barricata?

È vero. Quando a Capezzone o alla Roccella fu impedito di parlare in pubblico, Parenzo minimizzò con un «Eh, qualche fischio... Cosa sarà mai?». Ma sono piccinerie nelle quali non vogliamo cadere.

Abbasso la violenza squadrista. Viva la libertà di parola.

Totale sostegno a Parenzo, persona della quale apprezziamo la capacità di dare sempre la parola a tutti. Quelli di sinistra.

E poi. Va bene che alla Sapienza non abbiano fatto parlare papa Ratzinger. Giusto. Ma Parenzo? Perché lui no?

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