Sinistra cinica su multe e multati

Un'immagine efficace è quella che usa il capo dei deputati di Forza Italia, Roberto Occhiuto. "A sinistra non hanno capito che è cambiato il mondo"

Sinistra cinica su multe e multati

Un'immagine efficace è quella che usa il capo dei deputati di Forza Italia, Roberto Occhiuto. «A sinistra non hanno capito che è cambiato il mondo», esplode: «È come se dopo la guerra, l'agenzia delle entrate andasse a riscuotere le multe che sono state fatte per strada sotto i bombardamenti». Anche Ettore Rosato, vicepresidente della Camera renziano, non risparmia il sarcasmo: «Per questi tra prima del Covid e dopo il Covid non è cambiato nulla. È rimasta la stessa impalcatura ideologica. La polemica sulla rottamazione delle cartelle dell'agenzia delle entrate lo dimostra. Diciamoci la verità, sotto il tetto dei 5mila euro si tratta nella stragrande maggioranza di multe da codice della strada. E tu tieni ancora sotto pressione la gente stressata per questo?! La polemica nasce perché Pd e Leu per stare appreso alla Cgil fanno caciara».

L'abbreviazione è uguale a quella con cui nei vari linguaggi della cristianità si divide la Storia del mondo: se prima, con a.C. e d.C., si indicava in italiano gli anni «avanti» e «dopo» Cristo, ora sulla nostra pelle abbiamo aggiunto un altro significato, «avanti» e «dopo» il Covid. Stessa cosa fanno gli anglossassoni con b.c. e a.c., «before and after Covid». Solo che da noi un pezzo di politica, neppure tanto piccolo visto che sulla carta sarebbe «la sinistra», non si è reso conto di cosa è successo. E polemizza usando le categorie di ieri, se non dell'altro ieri. Dopo le polemiche con cui ha tentato di bloccare la richiesta della Confindustria di lasciare alle aziende la libertà di vaccinare i propri dipendenti, c'è stato anche il no, il veto, la resistenza di un bel pezzo di Pd e Liberi e uguali, insomma degli eredi del Pci, sulla proposta di stralciare le cartelle sotto i 5mila euro, che diciamoci la verità non c'entrano proprio nulla con la categoria dei grandi evasori. Il braccio di ferro è andato avanti per giorni. Ed è finito con un compromesso che riduce, per ora, la portata del provvedimento: lo stralcio arriva fino al 2011 (e non al 2015 come era nelle intenzioni); ed, ancora, ne usufruirà chi è sotto il reddito dei trentamila euro e non tutti. Il dato positivo è che il provvedimento potrà essere emendato in Parlamento ampliandone gli effetti; e nell'intesa c'è l'idea di dare vita ad una riforma a regime, per cui nel prossimo futuro dopo cinque anni, se l'Agenzia delle Entrate non riuscirà nel suo compito di riscossione, le cartelle esattoriali scadranno.

La mediazione al ribasso è stata determinata dall'atteggiamento della sinistra e dal fatto che, non essendo tutti d'accordo, Draghi non si è voluto prendere la paternità di un provvedimento che qualcuno potrebbe giudicare alla stregua di un condono. «Delle modifiche, se si vogliono, se ne faccia carico il Parlamento», ha spiegato ai leghisti. Il paradosso è che in questo atteggiamento resistente la sinistra si è ritrovata addirittura senza l'appoggio dell'ultima «costola» acquisita (per usare il linguaggio «dalemiano»), cioè i grillini: la viceministra dell'Economia, Laura Castelli, e il ministro dell'agricoltura, Stefano Patuanelli, infatti, non hanno mostrato il «pregiudizio ideologico» sull'argomento di Pd e Leu. I 5stelle, semmai, buona parte della loro ideologia la riversano sui temi della giustizia, lì andando appresso a quella parodia di Robespierre che è da sempre Marco Travaglio, sono più rigidi di un'asse di ferro. «Su questo argomento confida il sottosegretario Francesco Sisto bisogna vedere quanto tempo impiegheremo ad isolare i 5stelle. Nella speranza che il Pd di Letta sia diverso da quello di Zingaretti».

Solo che di speranza si può anche morire. Così se Di Maio, Bonafede e soci frenano sulla giustizia e il Pd e Leu sulla rottamazione delle cartelle, se in un modo o nell'altro entrambi affondano le mani nei loro vasi ricolmi di ideologie e tabù fuori del tempo, la capacità riformatrice di questo governo viene rallentata o, in alcuni casi, bloccata del tutto. E va a farsi a benedire ogni sforzo di ricostruire il Paese negli anni del dopo Covid. Anche l'ipotesi di mediazione di Draghi per accontentare il Pd, cioè di rottamare la cartelle solo di chi viaggia sotto un reddito di trentamila euro, ha scontentato a ragione la Lega, perché figlia di un'impostazione puramente ideologica: quali saranno le categorie ricche o povere nell'epoca «d.C.»? «Ad, esempio, i ristoratori rimarca il sottosegretario leghista Claudio Durigon - prima del Covid potevano essere considerati dei benestanti ora, dopo mesi di chiusura, sono tutti nei guai». Ci vorrebbe un po' di sano «pragmatismo» e, invece, niente: nel Pd tutto si blocca sulle «seghe mentali» (l'espressione sarà pure volgare ma rende l'idea), pardon lessicali, sull'ipotetica «rottamazione» o sulla possibile «sanatoria» su crediti che lo Stato avrà difficoltà ad esigere. Una spada di Damocle che servirà solo a mantenere sotto pressione psicologica dei cittadini vuoi perché per ora lo stralcio si ferma al 2011, vuoi perché per adesso ha il tetto dei trentamila - in anni difficili che avranno tutti i contorni del «dopoguerra». «Tutta questa storia sbotta Carlo Calenda - non sta né in cielo, né in terra. Vogliono che siano pagate le multe, quando anche le risorse stanziate nel decreto Sostegno sono poche. Ha ragione Forza Italia che vuole un altro scostamento di bilancio per aumentarle. E invece, questi pensano alle contravvenzioni. C'è un'assenza di consapevolezza del momento nel Pd. Passi lo ius soli, che metterlo sul tavolo oggi non ha senso ma per loro è una bandiera, ma ti pare che tiri fuori oggi il tema del voto ai sedicenni! Bho! Semmai mandiamoli a scuola! Io questi non li capirò mai!».

In realtà un modo per capirli ci sarebbe pure: il Pd per cementarsi e cementare le sue alleanze ha bisogno di un'ideologia e di un nemico. Il «nemico» preferito, è scritto su tutti i muri del Paese, è Salvini. L'ideologia, pardon «la pseudo-ideologia», è questa roba qui. Negli Stati Uniti stanno vincendo la guerra economica scatenata dal Covid con la filosofia dell'helicopter-money. In un'Italia «rottamata», invece, nella maggioranza di governo si ingaggia un braccio di ferro sulle virgole della «rottamazione» delle multe per divieto di sosta. Siamo passati dall'Ulivo, alla coalizione dei «pizzardoni», se siamo a Roma, o dei «ghisa», se si vive a Milano. Il punto è che la sinistra guarda al futuro con gli occhi del passato: oggi sulle cartelle esattoriali; fra un anno per il Quirinale; fra due sulle alleanze con cui andare al voto. L'altro giorno alla buvette del Senato Gaetano Quagliarello e Paolo Romani, già con Forza Italia e ora con Toti, dissertavano sul nuovo corso del Pd. «Una riedizione datata dell'Ulivo con i grillini», spiegava il primo. «Manca solo la candidatura Prodi al Quirinale, ma Lettà è lì per quello». «Il mio amico che veniva dalla dc Bonferroni confessava il secondo mi ha già invitato per una cena post-Covid con Prodi.

Hanno già messo in piedi il comitato personale per la sua elezione». Un passato, però, che oggi ha ancora più contraddizioni. «Io non vado con Salvini e la Meloni diceva ieri Matteo Renzi ma neppure con il Pd se va a braccetto con i grillini».

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