Il sogno di Sciascia

Il sogno di Sciascia

In questo giorno, 97 anni fa, a Racalmuto, nasceva Leonardo Sciascia. In ogni sua pagina c'è l'autorità dell'intelligenza, la forza di un pensiero che dà ordine al mondo contro le perversioni e le aberrazioni.

Per accedere alla fantasia gli era sufficiente la realtà e, per lui, siciliano, la realtà era la Sicilia, dove tutto era accaduto e tutto era passato, da Archimede a Pirandello, da Empedocle a Raymond Roussel. Sciascia rappresenta meglio di ogni altro la metafora attribuita a Bernardo di Chartres: «Nani sulle spalle dei giganti». Il punto di congiunzione della querelle des anciens et des moderns, per indicare il privilegio di vedere più lontano, non per l'acutezza della nostra vista o l'altezza del nostro corpo, ma perché tenuti in alto dall'assommarsi del sapere degli uomini lungo i secoli. In realtà, gli antichi sono i giovani, agli inizi di una lunga storia, e noi siamo i vecchi nel punto più maturo del tempo.

Ma essere nano dei giganti siciliani vuol dire la somma del sapere più alto, e forse l'immortalità. Sciascia trattava la storia come cronaca e la cronaca come storia. Nessuno è stato, più e meglio di lui, scrittore civile. Leggere Sciascia vuol dire ritrovare l'uso della ragione che retorica e demagogia hanno spesso allontanato dai vacui sofisti.

Il pensiero di Sciascia è presente e vivo ed è radicato nella sapienza antica, nella luce eterna di Sicilia: «Sai cos'è la nostra vita, la tua e la mia? Un sogno fatto in Sicilia. Forse siamo ancora lì e stiamo sognando».

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