Quest'anno l'evento a più alto rischio è l'Expo di Milano. Sarebbero ben 13mila gli obiettivi sensibili in Italia. Tutti i potenziali bersagli di attacchi da parte dei terroristi dello Stato islamico, secondo una lista stilata dal ministero dell'Interno dall'11 settembre 2001 ad oggi. Una lista che fa tremare dicasteri, sedi governative e ambasciate, multinazionali e gruppi finanziari Usa, basi Nato, scuole americane, compagnie aeree, ma anche luoghi di aggregazione, aeroporti, stazioni ferroviarie e della metropolitana, simboli culturali ed edifici religiosi (soprattutto le sinagoghe), come riportato da Lettera 43.
Già più di dieci anni fa, poco prima dell'inizio della guerra in Iraq, l’allora ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu dichiarò che i luoghi sottoposti a speciale sorveglianza nel nostro Paese erano 13.421, tra questi 8.069 erano considerati come a rischio. La strategia del terrore da allora è cambiata, ma l'allerta rimane alta. "Bisogna portare i vulcani della jihad a eruttare ovunque", ha annunciato pochi mesi fa il leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi in un messaggio audio lanciato in rete. E si è diffusa la paura che l'attentato alla sede parigina di Chiarlie Hebdo non sia stato un caso isolato.
In questi anni l'allarme è scattato più volte. Qualche volta giustamente, altre volte no.
Nel febbraio del 2002, a Roma, un controllo nei confronti di immigrati marocchini segnalati dai servizi segreti sembrò portare alla luce un commando pronto a sferrare un attacco chimico contro l’ambasciata americana capitolina. Ma il processo non riuscì a dimostrare il presunto piano, e i componenti della cellula furono tutti assolti. Non solo. Uno di loro fu anche risarcito con 100mila euro per aver trascorso un anno di ingiusta detenzione dietro le sbarre.
Il mese successivo scattò lo stato di massima allerta per un probabile attentato che avrebbe dovuto colpire contemporaneamente piazza San Marco a Venezia e piazza Santa Maria del Fiore a Firenze nei giorni di Pasqua. Le città furono blindate, ma, alla fine, non accadde nulla.
Altro obiettivo a rischio è la chiesa che ospita un affresco di Giovanni da Modena che raffigura il profeta Maometto all’inferno. Una vera "bestemmia" per i musulmani. Nel 2008 tra i potenziali obiettivi comparvero, a sorpresa, anche alcuni luoghi pubblici della Brianza: l’Esselunga di Seregno, il parcheggio di un pub, le caserme dei carabinieri di Desio e Giussano. Ma, nelle conversazioni telefoniche tra i due marocchini intercettati dalle forze dell'ordine mentre ne parlavano, i giudici che li hanno processati hanno rilevato solo di piani fantasiosi senza nessuna effettiva attività preparatoria. I due sono stati quindi assolti e definitivamente espulsi dall'Italia.
La verità è che, però, per molto tempo il nostro Paese è stato ritenuto più una base logistica che un bersaglio.
L’ultimo attacco terroristico di matrice islamica sul territorio italiano risale al 12 ottobre 2009, quando un ordigno venne fatto esplodere nella porta carraia della caserma Santa Barbara in piazza Perrucchetti a Milano.
A compierlo fu Mohamed Game, un terrorista autodidatta, di origine libica, addestrato sul web. Con due complici, Game pianificò un maldestro attacco kamikaze. Ma la bomba esplose in anticipo e il terrorista perse la vista e la mano destra. Un militare, invece, rimase ferito lievemente. L’attentatore e i due complici furono poi arrestati e condannati.
Ora uno degli obiettivi che fanno più temere è papa Francesco e il Vaticano.
Dopo Charlie Hebdo i proclami del califfo risuonano e fanno tremare il nostro Paese: "Se Allah vuole, conquisteremo Roma e il resto del mondo".
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