"La risposta dello Stato italiano sarà durissima". Parola del ministro dell'Interno Marco Minniti, arrivato a Foggia il giorno dopo l'agguato mafioso nelle campagne di San Marco in Lamis, dove sono stati uccisi il boss Mario Luciano Romito e il cognato, e presiede il comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Con lui, tra gli altri, il governatore della Puglia, Michele Emiliano, il viceministro Filippo Bubbico, il capo della polizia Franco Gabrielli, e il presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro.
Una forte presenza delle istituzioni per dimostrare, spiega Minniti, che "la partita che si gioca" a Foggia "è di carattere nazionale". "Noi siamo qui - ha aggiunto - per assumere l'attività di contrasto in questa provincia perché è una grande questione del paese".
"Abbiamo di fronte una organizzazione criminale dalle caratteristiche mafiose, che potremmo definire un ibrido perché struttura chiusa fortemente, tenuta insieme da principi di omertà, poi caratteristiche di tipo gangsteristico". La strategia quindi messa a punto dal titolare del Viminale sarà quella di "saturare il territorio" e per questo già "da questa sera" saranno inviate sul territorio di Foggia "192 unità operative" tra cui anche "24 appartenenti ai Cacciatori di Calabria", reparto speciale dei carabinieri.
Saranno tutti uomini, precisa, "dei reparti prevenzione e anticrimine della polizia di Stato, delle compagnie di intervento dei carabinieri, dei baschi verdi della Gdf". Il ministro sottolinea che su questo territorio "vogliamo sperimentare le tecnologie migliori che abbiamo a disposizione come la videosorveglianza, il sistema satellitare e i droni. Il meglio delle nuove tecnologie che ci sono sul mercato in questo momento. Mettiamo in campo un progetto organico strategico".
In questo, ripete "lo Stato risponde con fermezza senza precedenti" perché "il ministro dell'Interno considera questo quadrante strategico per la sicurezza del nostro Paese. Questo percorso ha oggi inizio il mio impegno è di seguirlo insieme, passo dopo passo".
Questa mattina il procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti, ha puntato il dito su come "purtroppo la criminalità pugliese e in particolare questa efferatissima forma di criminalità foggiana, è stata considerata troppo a lungo una 'mafia di serie B', meno pericolosa e meno efferata della ndrangheta, di cosa nostra e della camorra napoletana".
"La storia non è nuova, le faide tra i clan mafiosi foggiani risalgono a oltre 30 anni fa con circa 300 omicidi, l'80 per cento dei quali sono rimasti impuniti, e questo la dice lunga sulle difficoltà di investigare.
Oggi - ha aggiunto - lo scontro si è acceso attorno al traffico di stupefacenti, in particolare di droghe leggere dall'Albania. Un affare colossale che scatena gli appetiti dei clan e che investe, partendo dal foggiano, tutta la dorsale adriatica fino all'Europa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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