Il fatto che da giorni la stampa si interroghi sulla separazione dei Ferragnez significa una sola cosa: ormai i social hanno brasato il cervello a tutti. Siamo così abituati a mettere su Instagram i fatti nostri dal piatto di (...)
(...) tagliatelle ai corpi bisunti di creme solari, ai pannolini cambiati che non possiamo più fare a meno di farci anche i fatti degli altri.
Come ha scritto ieri Vittorio Feltri, tutti lì a ficcare il naso tra mura domestiche e lenzuola. Lette sui giornali, fra le tante, le seguenti interpretazioni: colpa di lei perché «è monodimensionale», colpa di lui perché «è incapace di mettere la propria compagna davanti a sé», colpa di lei perché ha sputtanato l'immagine di entrambi con la storia del pandoro, colpa di lui perché s'è messo a frequentare gente di destra. E giù vagonate di inchiostro, o, meglio, di qualcosa d'altro.
Forse magari mi sbaglio, ma azzardo un'ipotesi c'è una parte del Paese ancora incontaminata che in questo momento sta optando per un colossale chissenefrega. D'accordo che sono personaggi pubblici, e che le notizie sono notizie. Quindi va bene dire che si separano. Ma ravanare sul perché si separano, su di chi sia la colpa, su che cosa faranno adesso l'uno e l'altra, su a chi saranno affidati i figli, ecco, tutto questo è pornografia. Anche perché ci sono di mezzo dei bambini.
Uno potrebbe dire: sono stati loro due a mettere sempre in piazza la loro vita privata, figli compresi, e quindi è la legge del contrappasso. Ma il fatto che spesso siano gli stessi protagonisti (Ilary-Totti, per fare un altro esempio) a raccontare i fatti loro non è un'attenuante, è un'aggravante, perché vuol dire che noi dei giornali seguiamo l'onda, siamo sudditi della dittatura social.
Poco prima della fine dell'anno scorso ho disdetto l'abbonamento online a un grande e prestigioso giornale perché per l'ennesima volta aveva messo in cima alle notizie Fedez che raccontava la sua malattia. Roba di un paio di anni prima, ma che tirava ancora, faceva clic, e quindi da replicare all'infinito, sperando di conquistare chi invece continuerà a navigare sui social, mentre chi compra il giornale vorrebbe dell'altro.
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Ferragnez non mi sono mai stati simpatici, soprattutto per il moralismo spesso esibito, ma non bisognerebbe mai giudicare chi non si conosce personalmente. Abbiamo finalmente l'occasione di ignorarli, per il bene loro e nostro.
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