Maria Giulia Sergio, la prima foreign fighter italiana che da Inzago, nel Milanese, ha raggiunto la Siria per diventare Fatima e abbracciare la jihad, potrebbe trovarsi non più in Siria, ma a Milano. È questa la rivelazione fatta da una parente della jihadista, che stamane, durante l’udienza che si è svolta nell’aula Filangeri del carcere di San Vittore, ha reso la sua testimonianza davanti agli inquirenti, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli.
"Ho visto Maria Giulia in metropolitana a Milano, coi capelli biondi". La dichiarazione della donna, nipote di Sergio Sergio, il padre della jihadista, rimescola le carte nelle indagini condotte dagli investigatori, che sono convinti che la foreign fighter italiana si trovi, invece, ancora in Siria. Gli inquirenti, infatti, nonostante la testimonianza, restano cauti. La donna, che viene ascoltata come testimone della difesa, non aveva mai accennato in aula al presunto incontro e per questo alcuni ritengono questa dichiarazione poco credibile. Restano un giallo, quindi, le parole della donna, che aprono, però, ad uno scenario preoccupante. Ovvero, all'ipotesi che Maria Giulia detta “Fatima” sia tornata in Italia per continuare la “sua jihad” a casa nostra. Uno scenario che sarebbe, del resto, in linea con la nuova strategia dell’Isis, che negli ultimi mesi, dinanzi alle sconfitte militari in Iraq e Siria, punta ad esportare sempre più il terrorismo in Europa.
La radicalizzazione e il sopravvento sulla famiglia
Un’altra testimone della difesa, sentita oggi al processo, un’amica della famiglia Sergio, ha raccontato come, prima di diventare Fatima, Maria Giulia fosse “una ragazza dolce carina, bellina e intelligente”. Poi il cambiamento, nel settembre del 2007. “Lei affermava che per fortuna i musulmani erano arrivati a salvare i cristiani”, racconta la donna, “erano discorsi che non volevo sentire e così decisi di prendere le distanze". L’amica di famiglia dei Sergio, chiamata a testimoniare dall'avvocato Erika Galati, legale del padre di Maria Giulia Sergio, imputato nel processo, ha poi descritto le dinamiche interne alla famiglia, in seguito alla conversione di Fatima. Tutta la famiglia di Maria Giulia Sergio, secondo la testimone, era subalterna ai deliri della giovane sulla religione islamica. Insomma, il padre, la madre e la sorella di Maria Giulia, si sarebbero convertiti solo per fare contenta “Fatima”, di cui erano, secondo la ricostruzione della donna, totalmente succubi.
Nel processo contro la prima foreign fighter italiana ad essersi unita all’Isis, sono imputati, oltre al padre della ragazza ormai ventinovenne, anche il marito albanese partito con Fatima per la Siria, Aldo Kobuzi e altre due latitanti, Domika Coku, la madre di Kobuzi, e Haik Bushra, la donna di origine canadese che ha indottrinato Maria Giulia e sua sorella Marianna. La mamma della jihadista, Assunta Sergio, è morta prima dell'inizio del processo, mentre Marianna, la sorella di Maria Giulia, è stata già condannata a cinque anni di reclusione, con rito abbreviato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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