Tino ha 12 anni ed è un ragazzo coraggioso. Questa mattina si trovava sull'autobus dirottato dal 51enne senegalese Ousseynou Sy: "Come tutti i mercoledì stavamo tornando dalla palestra e c'era quell'uomo", racconta il giovane a ilGiornale.it. "Ha preso le fascette, io gli ero vicino e mi ha legato".
Sono attimi di tensione e paura: "Mi sono spaventato tanto", racconta Tino. "Ci ha preso i telefoni, ma alcuni ragazzi sono riusciti a tenerli. Aveva tolto i martelletti per spaccare i vetri e aveva bloccato le porte". Ousseynou ha preparato tutto fin nei minimi dettagli. Le taniche di benzina sono già sull'autobus, ben nascoste, "così - prosegue il ragazzo - se un poliziotto avesse sparato sarebbe bruciato tutto. Anche le tendine erano cosparse d'olio in modo tale da prendere fuoco più facilmente".
Mentre i ragazzi cercano di farsi forza l'uno con l'altro, Ousseynou continua a parlare e ad accusare il governo italiano, colpevole, a suo dire, dei migranti morti nel Mediterraneo: "Ci diceva che se l'avessimo ascoltato non ci avrebbe fatto nulla". "Si è fermato all'incirca cinque volte per cospargere l'autobus di benzina", prosegue il giovane.
Poi l'intervento delle forze dell'ordine, che piazzano un'auto davanti all'autobus e riescono a fermarlo: "Ci siamo buttati con l'autobus in corsa, sono caduto e mi sono sbucciato un ginocchio". I carabinieri a questo punto spaccano i finestrini e riescono a far scappare tutti. "Un mio amico era legato ed è stato ferito alla mano da Ousseynou mentre cercava di tagliargli le fascette. Aveva anche una pistola nei pantaloni. Non aveva pietà quell'uomo".
"Siamo fortunati", conclude Tino, che ormai parla come un uomo fatto
e finito. E non si può dargli torto. Ha visto la morte in faccia, ma già scherza e sorride. E, soprattutto, va avanti. Consapevole che la vita prosegue, nonostante i folli piani di chi era disposto ad uccidere 51 ragazzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.