Torino, fermato l'uomo che avrebbe sparato all'avvocato Musy

Dopo un interrogatorio fiume è scattato il fermo di Francesco Furchì, 50 anni. E' accusato di aver sparato all'avvocato Alberto Musy il 21 marzo dell'anno scorso

Torino, fermato l'uomo che avrebbe sparato all'avvocato Musy

Svolta nelle indagini dell'attentato ad Alberto Musy, l'avvocato (e consigliere comunale) di Torino a cui il 21 marzo dell'anno scorso spararono sei colpi di pistola calibro 38. La polizia ha effettuato il fermo del presunto attentatore. Particolari verranno resi noti in mattinata nel corso di una conferenza stampa. Musy è ancora adesso ricoverato in una casa di cura riabilitativa, ma non ha più ripreso conoscenza. Nella notte gli investigatori hanno a lungo interrogato un uomo che lavora in uno studio professionale poco distante dalla casa di Musy, nel cui cortile avvenne l’attentato. L’inchiesta, condotta dalla Squadra mobile di Torino, è coordinata dal pm Roberto Furlan.

L'attentatore, un uomo che indossava un casco bianco, suona al campanello di un vicino di casa di Musy, l'archeologo Niccolò Manassero, dicendo che c'è un pacco per lui. Manassero lo vede attraverso il videocitofono. Sono le 8.40 del mattino. Lo sconosciuto si apposta nel cortile e quando Musy rientra a casa, dopo aver accompagnato le sue bambine a scuola, s’avvicina, scambia con lui poche battute, poi gli spara. Lo colpisce dopo un breve inseguimento nel cortile della palazzina. Quando Manassero scende giù per ritirare il pacco vede Musy a terra, insanguinato ma ancora cosciente. L'avvocato fa appena in tempo a dire il suo nome e a fornire un'indicazione utile alle indagine: l'attentatore ha circa 40 anni ed ha in mano un pacco. Quello stesso uomo, con il casco in testa e il pacco, viene ripreso dalla telecamera di una pizzeria di fronte.

Chi è l'uomo fermato

Interrogato tutta la notte e poi fermato, il presunto attentatore si chiama Francesco Furchì, ha 50 anni ed è nato a Ricadi (Vibo Valentia). Presidente dell'associazione culturale Magna Graecia Millennium (che si prefigge di diffondere a Torino cultura, tradizioni e sapori dei territori calabresi), rgioniere, era stato candidato nella lista civica "Alleanza per Torino" che sosteneva Musy, candidato sindaco a Torino per il Terzo Polo nel 2011. A quanto pare, però, l'uomo si era allontanato dalla campagna elettorale perché non sarebbe stato collocato in testa alla lista, come da lui auspicato. Alle Comunali Furchì ottenne 57 preferenze, 8° nella lista che raccolse 3.113 voti, lo 0,78% totale.

Tre possibili moventi

Secondo il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, alla base dell'attentato ci sarebbe un intreccio di tre moventi: il mancato appoggio, da parte della vittima, a un candidato amico di Furchì che partecipava a un concorso per una cattedra universitaria a Palermo; la mancata nomina dell’indagato a cariche nel perimetro comunale, dopo che l’indagato aveva profuso il suo impegno nella campagna elettorale di Musy, in corsa per Palazzo Civico a Torino. Infine il mancato impegno di Musy nel reperire investimenti da
convogliare nella società ferroviaria Arenaways, che Furchì avrebbe voluto salvare dal fallimento. Proprio per questo aveva preso contatti con l'ad della società, Giuseppe Arena, e stava lavorando alla costituzione di una cordata di imprenditori. E aveva chiesto aiuto a Musy che, tuttavia, non riuscì (o non volle) metterlo in contatto con ulteriori investitori. Questo, secondo gli inquirenti, avrebbe incrementato l’astio di Furchì nei confronti dell'avvocato.

Caselli: indagine mastodontica

Le indagini, paragonate da Caselli a quelle dei "cercatori d’oro", hanno portato gli investigatori a sentire più di 100 persone e analizzare 350 celle telefoniche. "Il fermo disposto dal pm è una prospettiva - ha sottolineato il procuratore capo - che offriamo da parte dell’accusa, per la quale deve essere atteso il vaglio e la verifica del gip di Torino". Le indagini si sono concentrate su Furchì a partire dalla scorsa estate. Al momento né la pistola né il casco usato dall’attentatore sono stati trovati. Decisive due consulenze tecniche del Politecnico di Torino: una ha esaminato le sequenze ottenute con le telecamere disseminate lungo il percorso compiuto dall’attentatore prima di raggiungere la casa di via Barbaroux, ricostruendo altezza, larghezza spalle e ogni altro dato utile per l’identificazione del soggetto. La comparazione tra i dati ottenuti e quelli di Furchì è superiore al 90%, per alcuni tratti anche del 99%. La consulenza sulla camminata e la postura dell’attentatore e quelle di Furchì ha evidenziato caratteristiche fisiche uguali: peculiarità che derivano da malformazioni fisiche. La presenza di Furchì nello stesso orario e nella zona del delitto è stata ricostruita chiaramente. E l'uomo, a quanto pare, non avrebbe un alibi per quella mattina.

Ambienti della malavita

Il quadro dei sospetti nei confronti di Furchì, è definito dagli investigatori "concreto e complesso": l’uomo, elemento sul quale si è soffermato il pm Roberto Furlan nel suo provvedimento, risulterebbe avere una sistematica frequentazione con personaggi inseriti "organicamente" in ambienti malavitosi. E questo particolare potrebbe far pensare al tentativo, da parte delle associazioni criminali, di infiltrarsi nelle istituzioni, magari promettendo pacchetti di voti in cambio di "favori".

La moglie di Musy: "Vorrei incontrarlo"

"Sono riconoscente agli investigatori per il proficuo lavoro svolto nel corso di questi lunghi mesi", ha detto all'Ansa Angelica Musy,

moglie dell'avvocato che ha subito l'attentato. "Adesso aspetto ulteriori sviluppi dall’inchiesta". Più tardi avrebbe detto di voler "incontrare l’uomo che ha sparato a mio marito e ha cambiato le nostre vite".

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