Totonomine al veleno per l’erede di Gotti

Le grandi manovre nella Banca vaticana dopo che l’ex presidente è stato sfiduciato

Totonomine al veleno  per l’erede di Gotti

È soltanto per qualche mese che al vertice dell'Istituto Opere di Religione (Ior), in sostanza la Banca vaticana, rimarrà il vice presidente Ronaldo Hermann Schmitz, 74 anni il prossimo 30 ottobre, tedesco nato a Porto Alegre (Brasile), ex ad della Deutsche Bank. Subentrato ad Ettore Gotti Tedeschi (nella foto) dopo il durissimo allontanamento comminatogli dal Board dello stesso Istituto, ha ricevuto il nuovo incarico direttamente dalla Commissione cardinalizia di vigilanza, presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e composta dagli altri porporati Telesphore Placidus Toppo, Odilo Pedro Scherer, Jean-Louis Tauran, Attilio Nicora. Ma in futuro molto dovrebbe cambiare.

Scartata l'ipotesi, presa in considerazione soltanto per qualche ora, di un ritorno alla guida dello Ior di Angelo Caloia, attualmente consigliere di stato vaticano e successore a sua volta di Paul Marcinkus che guidò lo Ior negli anni Settanta e Ottanta, il nome più accreditato per la successione a Gotti Tedeschi dopo l'interim di Schmitz resta Hans Tietmeyer, già presidente di Deutsche Bank negli anni Novanta e membro della Pontificia Accademia delle scienze sociali (classe 1931). Del resto è anzitutto nel comunicato con il quale il Board ha sfiduciato Gotti che si intuisce la volontà di pescare lontano dall'Italia: Deve essere qualcuno «che aiuterà l'Istituto a ripristinare efficaci ed ampie relazioni fra l'Istituto e la comunità finanziaria, basata sul mutuo rispetto di standards bancari internazionalmente accettati». Oltre il Tevere Tietmeyer piace anche per la sua lungimiranza in materia finanziaria: in queste ore sono in molti a ricordare che egli ha sempre amato citare un filosofo medievale francese, Nicolas Oresme, secondo il quale il denaro non appartiene al principe ma alla comunità.

Il bene comune, insomma, viene prima degli interessi personali.
Certo, non si parla soltanto di Tietmeyer. Consenso lo ha anche il nome di Carl Anderson, che già fa parte del Board dello Ior: Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, un passato come consigliere nelle amministrazioni americane e un prestigio internazionale riconosciuto che gli deriva anche dall'organizzazione che presiede. E poi gli italiani Cesare Geronzi e Antonio Fazio, ex governatore di Bankitalia.

L'identikit del futuro presidente deve per forza di cose essere super partes i veleni che hanno portato all'uscita di scena di Gotti Tedeschi. Si parla molto di queste divergenze, che in molti sostengono iniziate nel 2010 quando il banchiere viene indagato dalla magistratura italiana insieme al direttore della banca vaticana, Paolo Cipriani, per 23 milioni di euro (20 diretti alla JP Morgan di Francoforte, 3 alla Banca del Fucino) sequestrati dalle autorità del nostro paese. Gotti Tedeschi ha subito collaborato con le autorità italiane non riuscendo però a spegnere i riflettori dei media. Poi ci si è messa la scalata del Vaticano alla proprietà dell'ospedale San Raffaele fallita si dice per l'opposizione messa in campo da Gotti Tedeschi e dal cardinale Attilio Nicora, esponente di quella finanza bianca ambrosiana che non sempre si è mantenuta in buoni rapporti coi cosiddetti «bertoniani».
Ma la Santa Sede in queste ore ha sostenuto altro. È dai piani alti del palazzo apostolico, infatti, che è uscito sul corriere.it il documento ufficiale con il quale il Board dello Ior sfiduciava Gotti. Un'azione durissima, anche questa, che evidentemente il Vaticano ha voluto mettere in campo per ricordare che dal suo punto di vista l'allontanamento del suo presidente è per inefficienza nella conduzione della banca stessa, non per altri motivi.

E poi per ricordare che la responsabilità della sfiducia è anzitutto del Board. È la prima volta, infatti, che i membri laici dello Ior hanno sfiduciato il proprio presidente, senza passare la palla ai cardinali, comportandosi insomma come il Board di un qualunque altro istituto del mondo.

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