Tragedia Rigopiano, il cuoco sopravvissuto: "Da allora mai più in vacanza"

A tre anni dalla valanga che travolse l'hotel, il cuoco Giampiero Parete racconta di vivere ancora un incubo: "Quella giornata ci ha cambiato, i miei figli hanno paura"

Tragedia Rigopiano, il cuoco sopravvissuto: "Da allora mai più in vacanza"

A tre anni di distanza dalla tragedia di Rigopiano, c'è chi vive ancora un incubo. Era il 18 gennaio 2017 quando una valanga ha distrutto l'hotel causando 29 vittime, tra ospiti in vacanza e lavoratori. "Da quel buio non siamo mai usciti del tutto, non siamo più sereni. Quella giornata ci ha cambiato per sempre", ha dichiarato Giampiero Parete, il cuoco di Pescara sopravvissuto insieme alla moglie e ai due figli piccoli alla tragedia di Rigopiano.

Come ricorda il Messaggero, Parete fu il primo a chiamare i soccorsi (che hanno ignorato inizialmente l'allarme) subito dopo aver visto crollare davanti a suoi occhi l'albergo. All'interno c'erano la moglie e i bimbi. E da lì è inziato l'incubo dal quale tutta la famiglia non riesce più a uscire. "Ma non è più come una volta. D'allora non abbiamo fatto più vacanze. Non ce la sentiamo. Sicuramente non andremo più a fare una settimana bianca", ha raccontato l'uomo al quotidiano. I suoi due figli di 9 e 11 anni sono rimasti traumatizzati da quanto accaduto. "La neve che prima amavano come tutti i bambini ora non la vogliono più vedere. Hanno paura. Quando ci è capitato di dover andare per qualche giorno fuori città, non in ferie, mi hanno chiesto: 'Papà, ma dobbiamo per forza andare in un albergo? Papà, ma sei sicuro che sia abbastanza resistente?' Volevano essere rassicurati sul fatto che non crollasse, che le strutture fossero solide. Prima della tragedia, era invece tutta un'altra cosa".

L'uomo ha poi raccontato di essere in terapia con tutta la famiglia. "Siamo seguiti da uno psicologo, da cui ci rechiamo una volta a settimana. Il mese di gennaio poi per tutti noi è il periodo peggiore dell'anno, in cui affiorano alla memoria tanti ricordi negativi. È una specie di tabù".

Sempre presente in tribunale per le udienze relative all'inchiesta sulla tragedia, Parete si è detto fiducioso. "Credo che la verità verrà fuori, anche se ci vorrà del tempo - ha affermato l'uomo -. Credo nel lavoro degli inquirenti. Io non mi espongo molto. Non parlo in generale perché mi reputo l'ultima ruota del carro. Nel senso che ci sono persone che hanno perso genitori, figli, fratelli, sorelle.

Io invece ho a casa tutti i miei cari. Nutro un profondo rispetto per loro e soprattutto per coloro che non ci sono più. Gente che ho conosciuto, con cui ho parlato e con cui ho vissuto il loro ultimo giorno. È un peso che mi porterò per sempre".

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