Truffa ai danni dello stato scoperta grazie al prezioso contributo della polizia locale di Trento-Monte Bondone.
Artefice dell’inganno un uomo di nazionalità marocchina, il quale ha a lungo approfittato di contributi pubblici che venivano erogati alla sua famiglia, nonostante solo 3 delle 7 persone denunciate risiedessero realmente a Trento. Ben quattro, infatti, si trovavano nuovamente in Marocco da quasi due anni ma continuavano a far parte del nucleo familiare che usufruiva delle sopra citate agevolazioni.
Gli accertamenti furono avviati nel giugno 2017, sulla base di alcune segnalazioni inoltrate dall’ufficio anagrafe del comune di Trento e dall’agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza integrativa (Apapi). Anche l’Itea voleva vederci più chiaro, dato che i 7 marocchini risultavano residenti in un appartamento di sua proprietà.
Le verifiche hanno evidenziato che solo 3 dei 7 erano residenti nella suddetta abitazione, ben 4 quelli trasferiti da tempo in Marocco, il che ha portato a galla una serie di problematiche. Il possesso di una dimora e dunque della residenza nel territorio, sono parametri fondamentali per l’assegnazione di case popolari e di assegni integrativi da parte degli enti assistenziali.
La mendace dichiarazione sul numero dei componenti del nucleo familiare ha dunque attivato le indagini da parte della polizia giudiziaria e della guardia di finanza. L’investigazione si è concentrata sulle proprietà e le somme di denaro che entravano nelle tasche del capofamiglia ed ovviamente sulla documentazione presentata per poter ottenere le sopra citate agevolazioni. Secondo le leggi provinciali, tra l’altro, sarebbe stato compito precipuo del marocchino comunicare la variazione del numero dei componenti del nucleo familiare. Un obbligo che subentra quando l’assenza di uno o più membri si prolunghi per oltre 30 giorni, mentre in questo caso si parla di quasi 2 anni.
Le indagini hanno portato alla denuncia del capofamiglia per indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato o di altri enti pubblici, e false attestazioni rese a pubblico ufficiale per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le analisi sui 6 conti correnti dell’uomo e della moglie hanno permesso di scoprire che erano stati percepiti 22.872 euro. La somma era la risultante di un assegno regionale integrativo e di un assegno di cura (per prestazioni economiche a favore di invalidi), riconosciuti, tuttavia, ad un nucleo familiare che non esisteva più da tempo. Per ottenere le agevolazioni erano state fornite informazioni mendaci sia sui componenti della famiglia che sulle dimensioni dell’appartamento assegnato. Comunicare una superficie inferiore a quella reale era infatti lo strumento perfetto per ottenere ulteriori vantaggi economici.
Dopo aver interrotto
l’erogazione dei contributi, il gip ha disposto il sequestro delle somme illecitamente percepite, da rifondare attraverso i sei conti correnti di cui sopra o i beni di proprietà dell’indagato, autovettura compresa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.