Trieste, espulso dal centro islamico l'imam Nader Akkad

È giallo sull’allontanamento dell’imam siriano Nader Akkad dal Centro culturale islamico di Trieste e della Venezia Giulia. Secondo il suo avvocato "è stato rimosso in modo pretestuoso"

Trieste, espulso dal centro islamico l'imam Nader Akkad

È giallo sull’allontanamento dell’imam siriano Nader Akkad dal Centro culturale islamico di Trieste e della Venezia Giulia. Un uomo integerrimo, a detta di chi lo conosceva, di stampo moderato e aperto al dialogo interreligioso. La lettera con cui il presidente del Centro, Saleh Igbaria, lo ha messo alla porta, sollevandolo dal ruolo di guida religiosa e membro del direttivo, fa riferimento a “gravi irregolarità”. L’imam, si legge ancora, è accusato di essersi “sistematicamente sostituito al presidente senza autorizzazione” e di aver seguito “le elezioni nazionali dell’Unione delle comunità islamiche italiane senza autorizzazione del direttivo”.

Eppure c’è chi è convinto che siano altri i motivi che hanno determinato il provvedimento di espulsione. Recapitato all’ex imam, per altro, senza preavviso. In primis quella di “non essere in linea con una parte della comunità”. A parlare è Fabio Petracci, l’avvocato di Akkad, che dalle colonne di Libero definisce le ragioni annotate nella missiva “pretestuose” ed elenca le virtù del suo assistito: “È una persona ecumenica, ama tutte le religioni ed è un nemico dell’odio e della violenza”. Allora, viene da chiedersi, cos’è che ha spinto i vertici della comunità ad allontanarlo?

Sempre secondo la ricostruzione di Petrucci, Akkad avrebbe cominciato a percepire freddezza nei suoi confronti da quando, dopo l’ennesimo attentato, ha esortato i fedeli con queste parole: “Preghiamo per l’Italia, preghiamo per l’Europa”. Anche ad aprile scorso, in occasione delle giornate di dialogo islamo-cristiano”, l’ex guida spirituale si era fatta notare per la sua mentalità illuminata e conciliatrice: “Tramite la conoscenza reciproca – aveva detto Akkad – vogliamo programmare un futuro migliore, di pace e amore, nel quale le nostre comunità potranno vivere insieme in una società di integrazione ed inclusione”. Invece, durante i funerali di Valeria Solesin, l’unica vittima italiana del Bataclan, aveva invocato Allah “affinché sparisca ogni violenza e venga la giustizia” e ricordato che “la follia omicida non è nel nostro nome”.

Oggi Petrucci,

secondo cui il suo assistito “non ha commesso nessuna irregolarità”, punta ad ottenerne la riabilitazione. Nel frattempo, attorno all’ex imam si è stretta la solidarietà delle altre comunità religiose del capoluogo giuliano.

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