Tutte le "purghe" del Papa: così ha imposto la sua Chiesa

Congregazioni, Accademie, vescovi e cardinali. Francesco ha designato i suoi, modificando gli equilibri della Curia

Tutte le "purghe" del Papa: così ha imposto la sua Chiesa

Papa Francesco e le "teste" che "cadono": una storia che il "fronte tradizionale" racconta spesso. Perché il pontefice argentino, nell'interpretazione fornita dai conservatori, sta disegnando una parabola che finisce, in maniera inevitabile, con l'assomigliare al carattere del vertice della Chiesa universale, escludendo chi aveva avuto ruoli apicali nella gestione precedente e modificando gli equilibri interni. Quelli cioè impostati dal regno del Papa emerito. Un tema che vale anche (e a volte specialmente) per il volto della Curia romana. Succede in realtà con ogni nuovo successore di Pietro. Quella odierna è una Chiesa cattolica, dunque, che guarderebbe in direzione di un futuro a trazione "bergogliana", per via dei protagonisti individuati da Francesco ed a discapito dei "ratzingeriani" o dei "tradizionalisti". Ma la questione sembra essere ben più complessa di così.

Il caso del cardinale Angelo Becciu, cui Jorge Mario Bergoglio ha tolto i diritti derivanti dalla porpora, ha riaperto l'annoso tema delle "purghe". Il cardinale Becciu, nella ripartizione degli "schieramenti vaticani", non è mai stato considerato un tradizionalista ed un oppositore della "rivoluzione", anzi. Un particolare - quest'ultimo - che fa discutere. L'ex sostituto della Segreteria di Stato ha infatti collaborato con Francesco per anni. I conservatori lo sanno bene, e in questi giorni, dopo la diffusione della notizia, contestano la prossimità del duo. Il Papa, ridimensionando Becciu, ha fatto capire di non badare troppo alle magliette che vengono indossate dai consacrati in questa presunta contesa tra destra e sinistra ecclesiastica in Vaticano. Altrimenti Becciu, che nella narrativa tradizionalista è sempre stato dipinto come un "bergogliano", non sarebbe stato "dimissionato". Un'altra porpora finita nel "mirino" di Bergoglio è l'ex cardinal Theodore McCarrick, ma l'americano, prima di essere "scardinalato" dal vescovo di Roma, è stato al centro di un caso di abusi che ha fatto molto rumore. Si tratta pertanto di una storia a sé.

Il caso Becciu può aprire altri fronti. Circolano voci che narrano di una lista, una "lista nera", che sarebbe composta da chi, tra le alte gerarchie della Santa Sede, avrebbe deluso papa Bergoglio. Qualcuno potrebbe saltare come Becciu, dicono. Boutade o no, Becciu non è il primo ad essere stato messo alla porta. Ci si ricorderà, per esempio, del cardinale Gherard Ludwig Mueller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. La "cattedra" su cui si era seduto anche Joseph Ratzinger durante il pontificato di San Giovanni Paolo II. Mueller è a tutti gli effetti un allievo, un continuatore dottrinale, del Papa emerito. Bene, dopo aver nominato il porporato teutonico alla testa dell'ex Sant'Uffizio, Francesco ha deciso di non rinnovare l'incarico dopo il primo mandato.

Attenzione: le cause per cui Mueller non è più un prefetto sono, al limite, di natura dottrinale, e non c'entrano nulla con eventuali scandali. Di solito, però, un'esigenza di continuità prevede almeno un decennio. Non è semplice altrimenti per un alto ecclesiastico incidere sulla dottrina. Fatto sta che Mueller non è più il prefetto della Dottrina della Fede: al suo posto è arrivato il cardinal Luis Francisco Ladaria Ferrer, un gesuita. C'è un tratto distintivo che accomuna le scelte di Jorge Mario Bergoglio in termini di promozioni e rimozioni? Forse sì. Può essere infatti notata una certa marginalità dei prelati considerati conservatori.

La "cacciata" dei conservatori

Quello di Mueller è solo uno dei casi di questo tipo. Nel corso del 2017, abbiamo raccontato di come il cardinal Raymond Leo Burke fosse stato mandato sull'isola di Guam al fine d'indagare su delle accuse di abusi sessuali dirette nei confronti di un arcivescovo, Anthony Apuron, che sarebbe poi risultato colpevole canonicamente. Erano i tempi dei "dubia" su Amoris Laetitia, l'esortazione apostolica tramite cui Francesco ha aperto alla comunione per i divorziati risposati. Ecco, in quel viaggio a Guam, qualcuno ha intravisto una sorta di punizione inflitta al cardinale americano. Se non altro perché Burke era uno dei firmatari delle cinque domande poste al pontefice sulla legittimità dottrinale delle posizioni prese nel testo esortativo. Quelle che avrebbero alimento la "confusione dottrinale" tra i fedeli.

Il cardinal Burke è stato poi estromesso da alcune Congregazioni della Santa Sede, tra cui quella deputata a disporre sui vescovi e quella per le Cause dei Santi. Anche queste "cacciate" sono state interpretate alla stregua di "sanzioni" rivolte al "fronte tradizionale" da parte del Papa. Come se criticare fosse un comportamento non accettato o comunque mal digerito.

Poi c'è monsignor Luigi Negri, che non è più il vescovo, anzi l'arcivescovo, della diocesi di Ferrara-Comacchio. Jorge Mario Bergoglio gli ha preferito monsignor Gian Carlo Perego, esponente della Caritas e della fondazione Migrantes. Forse se non soprattutto perché il "diritto all'accoglienza" non può essere messo in discussione.

I conservatori occupano sempre meno spazi: questa è l'accusa mossa nei confronti di Francesco dallo schieramento che è il diretto interessato. In realtà, il Santo Padre, attraverso una lettera scritta proprio al cardinale Mueller, è parso intenzionato a trovare la quadra con questo emisfero. Comunque sia, li chiamano "misericordiati" o "epurati": sono coloro che, stando sempre alla narrazione filo-tradizionalista, hanno salutato i loro incarichi per via del loro non essere "bergogliani". A causa del loro mancato sostegno alla "rivoluzione". E il caso di Bose? Il priore Enzo Bianchi non è di certo un tradizionalista, eppure ha dovuto a sua volta fare le valigie. Questo a testimoniare come la "casacca" di riferimento possa non essere decisiva. Un altro nome? Antonio Cañizares Llovera, cardinale vicino alla San Pio X, cioè ai lefebvriani. Dal Vaticano, Llovera, è tornato a Valencia per volontà del Santo Padre.

Oltre alle "cacciate", c'è il tema delle mancate udienze: quella raccontata da fonti vicine al compianto cardinal Carlo Caffarra, che non sarebbe stato mai ricevuto da Bergoglio nonostante le tante richieste, e quella non concessa in questi giorni al cardinale Zen, anziano ex arcivescovo di Hong Kong che è giunto a Roma per incontrare il Papa sulla questione dell'accordo tra il Vaticano e la Cina. Pare che Bergoglio abbia fatto sapere di non avere tempo a disposizione per lui.

Le realtà commissariate da Bergoglio

Dall'Ordine di Malta ai Francescani dell'Immacolata, passando dalle Piccole sorelle di Maria e per altre realtà: Jorge Mario Bergoglio, per motivi molto diversi tra loro ed attraverso modalità a loro volta differenti, è intervenuto su molte situazioni relative ad enti o ad istituti ecclesiastici. Anche il caso di Enzo Bianchi può essere citato tra questi. Rispetto agli Ordini, però, i tradizionalisti ventilano una sensazione precisa: quella secondo cui Bergoglio, volendo contrastare quelli che chiama "rigidismi", non consenta forme d'organizzazione reputate antiche, passate, o comunque dissonanti rispetto alla visione della "Chiesa in uscita". Andare "incontro al mondo", insomma, sarebbe una conditio sine qua non, mentre il rinchiudersi nella preghiera e tenere le distanze dalla società contemporanea sarebbero atteggiamenti non più accettati. Bergoglio sarebbe un avversario della clausura.

Alcune realtà starebbero quindi cercando di costruire una "minoranza creativa": nel senso inteso da Joseph Ratzinger, qualcosa di slegato dalla società odierna. Ma lo starebbero facendo nel corso di un pontificato che intende invece abbracciarlo questo mondo. La versione delle fonti critiche dell'operato del pontefice argentino è più o meno sempre questa. Persino "pregare troppo" sarebbe sconsigliato. Anche se questa litania è stata smentita. E i tradizionalisti - si sa - sono di parte. Quello che stupisce in ogni caso è che attorno a questa storia dei commissariamenti si sia organizzata una sorta di "opposizione". I "misericordiati" sembrano aver costituito un blocco solido, che usa criticare le priorità che Francesco ha individuato per l'avvenire del cattolicesimo. I "misericordiati", insomma, tutti uniti "contro" il pontificato della misericordia. Con il sostegno dei noti blog e siti "tradizionalisti".

Il caso Becciu

Il cardinal Angelo Becciu ha ancora la porpora, ma ha perso i suoi diritti. Il Papa, sorprendendo tutti, ha disposto così. Quindi Becciu non farà parte della prossima assemblea cardinalizia. Quella che, quando verrà il momento, sarà convocata per eleggere il successore di Jorge Mario Bergoglio. E il caso Becciu rischia di costituire uno spartiacque per la storia di questo pontificato. Becciu non è Burke e non è neppure Mueller: il cardinale sardo è stato tutto fuorché un oppositore di papa Francesco, tanto a livello dottrinale quanto a livello mediatico. Prescindendo dai motivi che hanno portato alla fine di Becciu dopo un'udienza privata, un faccia a faccia con il pontefice argentino, vale la pena far notare come le circostanze riguardanti il non più prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi siano più uniche che rare.

Scavando nella memoria, non si rammentano casi di cardinali ridotti nelle loro funzioni per via di presunti scandali finanziari. E per quanto il cardinale e segretario di Stato Pietro Parolin abbia asserito, come riportato dall'Adnkronos, che non ci sia alcuna "coincidenza" tra il fatto che Becciu sia stato allontanato e un altro dato, ossia che l'ex prefetto della Segreteria per l'Economia, il cardinale George Pell, che nel frattempo è stato assolto da accuse di abusi in un processo australiano che è balzato, per ovvie ragioni, all'attenzione delle cronache internazionali, abbia fatto il suo ritorno a Roma, la "tifoseria" dei tradizionalisti sembra comunque incline a festeggiare per il gran ritorno di Pell. Quasi come se, in un fantomatico scontro tra due frange, la parte conservatrice abbia prevalso. Perché Pell avrebbe avuto un'idea di gestione degli "affari vaticani" distante da quella di Becciu. Un fenomeno - questo della contrapposizione tra "tifosi" - che può essere notato soprattutto sui social network. Papa Francesco, dopo la lettera a Mueller, potrebbe aver optato per una pax con l'emisfero conservatore.

Si tratta di un'ipotesi, ma potrebbe divenire realtà se il cardinale Pell, Mueller o altri tornassero da occupare ruoli di vertice in Santa Sede. Pell non era stato "cacciato", ma il suo incarico era stato sospeso per via del processo in corso nella sua nazione d'origine. Ora il prefetto per la Segreteria per l'Economia è Juan Antonio Guerrero Alves, un gesuita iberico che non può vantare la porpora. C'è la possibilità che Pell torni a presiedere l'organo che Bergoglio ha voluto per alimentare la sua battaglia per la "trasparenza" interna ed esterna? Molto difficile. Mai dire mai, però, sembra la risposta più consigliabile.

La "cacciata" dei ratzingeriani

Arriviamo così ad uno dei noccioli della questione: se è vero che con ogni pontificato, con quello che indebitamente potrebbe essere definito "spoils system", cambiano gli equilibri, e dunque vengono sostituiti gli uomini di punta nei ruoli di comando, allora quanti ratzingeriani sono rimasti a capitanare le varie Congregazioni o Accademie con il regno di Bergoglio? Abbiamo già detto del cardinale Mueller, di monsignor Negri e di altri. Il cardinal Robert Sarah, nonostante qualche polemica dottrinale, tra cui quella sull'abolizione del celibato sacerdotale, è saldo come prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Ma è un'eccezione. Monsignor Georg Gaenswein non risulta più il prefetto della Casa pontificia: è rimasto il segretario particolare di Benedetto XVI.

Monsignor Molina e padre Noriega non fanno più parte del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. Erano entrambi riconducibili alle spinte dottrinali dei due pontificati precedenti a questo.

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